Roma , venerdì, 7. agosto, 2020 16:00 (ACI Stampa).
Nove agosto 1945: un silenzio irreale avvolge Nagasaki, dopo che un aereo ha sorvolato la città, lasciando cadere un ordigno. Non uno dei soliti. Per qualche momento un enorme boato scuote e riempie l’aria e il
cuore di tutti. Poi, il silenzio. E in quel silenzio si va strada la convinzione che qualcosa di orribile, di impensabile, sia accaduto. Così sarà, e questo segnerà per sempre le sorti dell’intera umanità.
Ombre, spettri, vagano tra le macerie. Lamenti, pianti, cadaveri, i vivi che sembrano più morti dei morti stessi… Eppure, in questo scenario apocalittico, in questo mare di orrore accadono piccoli miracoli, segni di
una vita che misteriosamente non si arrende.
Tra calcinacci, pietre frantumate, detriti di ogni genere viene ritrovato un brandello di statua: è il volto di una Madonna, tutto annerito e senza più gli occhi. Viene conservato e davanti a quel volto sfilano in tanti,
non solo fedeli, persone disperate, con tanto dolore nel cuore, che negli occhi vuoti di quella Madre sembrano trovare una luce che si trova da nessun altra parte.
In questi giorni si commemorano gli orrori dell’atomica sganciata sul Giappone nel 1945. Domenica 9 agosto, in particolare, si ricorda quel che è accaduto a Nagasaki: ed è anche il momento in cui si riannodano i fili conduttori di vicende esistenziali e di ispirazione di arte e di fede proprio intorno alla Madonna ritrovata.
Ieri la rivista Maria con te ha pubblicato il testo di una preghiera che il cardinale Angelo Comastri ha composto in onore della Beata Vergine di Nagasaki: "O Maria, Mamma nostra cara,/ nell’ora del dolore da
chi possiamo andare?/ Dalla mamma e soltanto dalla mamma": si apre con queste parole l’accorata preghiera rivolta alla Madre, l’unica su cui posare lo sguardo quando tutto sembra venire meno.