Bruxelles , giovedì, 13. agosto, 2020 10:00 (ACI Stampa).
Nel Belgio secolarizzato di oggi, sembra non ci possa essere spazio per la fede e per la devozione popolare. E, invece, l’identità della nazione affonda le sue radici proprio nella fede cattolica, e in particolare in un culto mariano che si era organizzato in maniera certosina. Nutrito dalle tradizioni delle feste pagane dei celti, questo culto mariano si diffuse nelle Fiandre, e se ne ritrovano tracce anche in Lussemburgo, il granducato ripristinato un secolo e mezzo fa come effetto della Rivoluzione Francese, ma che era fortemente legato al territorio che oggi il Belgio.
D’altronde, il Belgio era terra di confine, zona in cui i missionari arrivarono nel III – IV secolo, e convertirono i belgi dal paganesimo. Così, i Belgi accentrarono tutta l’attenzione dalle feste pagane alla Vergine Maria. Le forse si popolarono di immagini e cappelle mariane.
Dopo il 1000, le città di Bruges, Gand e Anversa conobbero un notevole sviluppo. Fu uno sviluppo collegato all’ascesa della società fiamminga, ai nuovi ordini religiosi, ma soprattutto al popolo, che creò moltissime “gilde” a carattere mariano.
La gilda più antica era quella di Tongres, fiorita nel 1093. Le confraternite si moltiplicarono tra il 1300 e il 1400, e molte città si consacrarono a Maria. Una delle capofila fu Anversa, che lo fece nel 1122.
Nel XVI secolo, le lotte tra i cattolici, protestanti e spagnoli crearono molte tensioni, che portarono a vari attacchi alle chiese. Si raggiunse la pace solo quando le Fiandre si costituirono in due Stati: l’Olanda, protestante, e il Belgio, cattolico. Quest’ultimo subì molto l’influenza della controriforma, grazie anche all’influenza degli arciduchi Alberto e Isabella, che fecero costruire anche il santuario di Montaigu.