Dopo Vienna, i santuari mariani continuano a crescere. Si forma uno stile comune, un particolare barocco, che li caratterizza.
È dall’Austria, tra l’altro, che nel 1955 viene lanciata la “Crociata del Rosario per la Pace del Mondo”, ad opera del francescano Petrus Pavliceck. L’Austria aveva sperimentato, nei sessanta anni precedenti, la caduta dell’impero, l’anschluss nazista, la Seconda Guerra Mondiale e l’occupazione delle grandi potenze che si protrasse fino al 1955. La Crociata ha subito successo. Pavliceck dice di averla pensata dopo aver appreso il messaggio di Fatima durante la prigionia.
I santuari, come detto, sono numerosi. Quello di Mariazell è probabilmente il più famoso. Ha origine dalla cella (zell) el monaco Magnus, che si stabiliì tra i monti con una statua mariana fatta in legno di tiglio. Fu meta di grandi pellegrinaggi da parte della famiglia imperiale, tra il XVII e il XVIII secolo, una tradizione cominciata nel 1370, quando a visitare il santuario fu Luigi d’Angiò re d’ Ungheria.
Mariazell è un santuario ponte tra oriente e occidente. Durante gli anni del comunismo, il santuario non poteva essere visitato dalle vicine popolazioni slave e ungheresi, ma i cattolici austriaci avevano il compito di far pervenire ai loro fratelli dell’Est l’espressione della sollecitudine e dell’amore della Chiesa verso di loro.
Altro santuario importante è quello di Maria Palin, a Salisburgo, nato dall’edicola in cui Rudolf van Grimming collocò un quadro mariano di sua proprietà nel 1652.
Quindi, c’è il santuario di Maria Saal, il più antico della Carinzia, fondato da San Modesto e più volte saccheggiato.
Va ricordato anche il santuario di Santa Maria della Consolazione a Graz. Si trova su un castello dove fu costruita una cappella. Sotto il periodo di Giuseppe II, ci fu un forte attacco alla religione. L’imperatore attaccò i santuari e i pellegrinaggi, arrogò allo Stato il diritto di organizzare la vita ecclesiale, sequestrò tutti i monasteri e conventi che non erano impegnati nell’apostolato parrocchiale o scolastico. È un’epoca buia, chiamata “giuseppinismo”, che avrà risvolti anche negli altri territori soggetti all’impero.
La storia della Germania è diversa. Il territorio tedesco fu evangelizzato tra il VII e l’ VIII da San Ruberto e San Bonifacio. Durante quel periodo, molti luoghi di culto pagani furono trasformati in cappelle mariane. Quindi, Carlo Magno diede ulteriore splendore al culto mariano.
Ad Aquisgrana, nel palazzo dell’Imperatore, c’è la cosiddetta Cappella Palatina dedicata a Maria, con reliquie mariane provenienti da Costantinopoli, tra cui una veste e una cintura che sarebbero appartenute alla Vergine.
Le prime immagini mariane vengono introdotte in Germania nel 1100. Quasi sempre, sono Madonne assise in trono. Sempre in quel periodo, nascono le maggiori cattedrali tedesche, e molte sono dedicate alla Vergine, come la cattedrale di Spira, quella di Magonza, quella di Basilea (ora in Svizzera) e quella di Strasburgo (ora in Francia). Nascono anche molti monasteri dedicati alla Vergine. Tra questi, quelli di Colonia, Treviri, Rechenau, Ratisbona e Maria Laach, dove c’è una ininterrotta tradizione di studi teologici e liturgici.
A Colonia nasce anche lo spettacolare duomo, dedicato alla Vergine e nello stile gotico importato dalla Francia, mentre le sacre rappresentazioni sono parte della vita quotidiana e terminano con il pianto di Maria di fronte il figlio morto.
Tutto concorre, in qualche modo, a sviluppare il culto mariano. Geltrude La Grande (1252 – 1302) pone l’accento sulla passione di Cristo e sui dolori della Vergine: nasce l’iconografia della pietà.
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Sembra strano pensarlo oggi, in un periodo di crisi, ma nel XIV la vitalità religiosa tedesca era immensa. A migliaia, i pellegrini arrivavano a Roma, Santiago di Compostela, la Terrasanta.
Erano masse facilmente sobillate da visionari ed eretici. Martin Lutero, lui stesso un grande partecipante ai pellegrinaggi, si scagliò poi con violenza contro il culto popolare. Il protestantesimo arrivò così ad abbattere altari e bruciare immagini delle reliquie. Pitture e immagini delle chiese passate alla riforma non vennero distrutte, ma nelle città e regioni passate alla riforma vennero stroncate le tipiche espressioni di culto popolare.
Verso la fine del XVI secolo, comunque, nelle zone cattoliche c’è una grande ripresa religiosa. Quando viene riorganizzato il cattolicesimo, gesuiti e cappuccini hanno il grande merito di riportare il culto mariano in auge. San Pietro Canisio, in particolare, scrive un enorme volume per rivendicare la legittimità del culto a Maria.
Qui Austria e Germania sono simili, perché anche in territorio tedesco l’iconografia di Maria Hilf (Aiuto dei Cristiani) si diffonde moltissimo.
Anche nel 1800, dopo un periodo di crisi, i pellegrinaggi mariani tornano di attualità. Sono anche un mezzo per contrastare la propaganda socialista e le questioni operaie. Si creano movimenti come quello di Schoenstatt e quello di monsignor Mosterts, si sviluppano le Congregazioni Mariane. Il nazismo sopprime tutte queste associazioni, ridotte in clandestinità.
Dopo la seconda Guerra mondiale, ci si trovò con molti santuari distrutti, come la chiesa di Santa Columba a Colonia, la cui statua mariana rimase intatta.