È una medaglia su cui campeggiano le dodici stelle dell’Apocalisse e l’invocazione: “Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te”, coniata in seguito alle visioni – avvenute nel 1830 a Parigi – di santa Catherine Labouré. La quale rivelò di aver avuto incarico dalla Madonna di far coniare e diffondere la “medaglia miracolosa”, che ben presto divenne uno degli oggetti più diffusi nel mondo cattolico. Ne aveva una anche santa Bernadette Soubirous, quando, l’11 febbraio 1858, ebbe la prima apparizione della Signora, che apparve vestita proprio di bianco e di azzurro.
Anche Heitz aveva la medaglia al collo, e nutriva una speciale venerazione per l’Immacolata. E questa venerazione è l’ispirazione del suo disegno: dispone le stelle in circolo, come nella medaglia, su uno sfondo di azzurro mariano. È un’idea vincente.
A presiedere la giuria c’era un belga di religione ebraica, responsabile dell’ufficio stampa del Consiglio, Paul M. G. Lévy. Questo non conosceva le origini del simbolo, ma fu probabilmente colpito positivamente dai colori: in fondo, l’azzurro e il bianco (le stelle non erano gialle ma bianche nel bozzetto originale) erano i colori della bandiera del neonato Stato d’Israele, che si ispirava allo scialle a strisce usato dagli ebrei per la preghiera.
Nel 1897, alla Conferenza di Basilea, fu adottato come simbolo dell’Organizzazione Sionista Mondiale, divenendo poi nel 1948 la bandiera della repubblica di Israele. Curioso come le due religioni siano unite simbolicamente anche nella scelta della bandiera dell’Unione: Maria è “la figlia di Sion”, il legame tra Antico e Nuovo Testamento; e il numero delle stelle collega strettamente le due fedi, visto che dodici sono le tribù di Israele e dodici i discepoli di Gesù. Anche la bandiera, in qualche modo, richiama le radici giudaico-cristiane d’Europa.
Quasi un segno del destino, in fondo, a sottolineare, però, una devozione comune, un qualcosa presente in tutti i popoli d’Europa. Un culto mariano che si sposta dalla Spagna della Vergine del Pilar al Baltico Terra di Maria, che si snoda nel Belgio delle confraternite religiose e nei santuari di Brezje in Slovenia a Mariazell in Austria, che va da Marja Bistrica in Croazia a Csíksomlyó (Sumeleu Ciuc in Romeno) in Romania, passando per i santuari tedeschi, per le edicole che si trovano in tutta Europa, arrivando alla devozione mariana in terra d’Irlanda e nell’Inghilterra che addirittura si considera “dote di Maria”.
Il tutto collegato da quella che può essere considerato il santuario dei santuari, l’apparizione delle apparizioni, perché mai, forse, quelle rivelazioni sono state considerate così legate alla storia d’Europa: Fatima, con la richiesta di consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria e la descrizione dei grandi e sanguinosi eventi del XX secolo.
Ci sono dei punti in comune, nei santuari e nelle apparizione: la Madonna appare là dove ci si dimentica di Dio, o dove Dio viene marginalizzato, dal Portogallo massone alla Francia illuminista alla Polonia sotto il giogo prussiano; la Madonna appare per proteggere i cristiani (sono tanti gli atti eroici compiuti nel nome di Maria) e per difendere la cristianità; la Madonna appare come sempre come aiuto nello sviluppare la fede.
Ripercorrere la storia cristiana europea significa anche ripercorrere la storia dei santuari mariani e del modo in cui sono nati. Non toccheremo l’Italia, in questo viaggio, che pure ha grandi segni di devozione mariana, a partire dalla Santa Casa di Loreto. Ma, in fondo, in ogni apparizione, in ogni storia, c’è uno sguardo rivolto a Roma, al Papa, alla Chiesa. C’è un legame profondo che non si spezza mai. È per questo che si deve ripercorrere la storia della devozione mariana dell’Europa. Perché in questo modo se ne possono comprendere davvero le radici.
(1- continua)
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