Padova , sabato, 1. agosto, 2020 12:30 (ACI Stampa).
Sono arrivati un po' alla volta, distanziati, come dettano le norme ancora in vigore, a causa del virus che non è stato sconfitto. Ma nonostante tutto i fedeli sono numerosi, nella calda, anzi bollente serata di fine luglio, accolti dalle preghiere e dallo stridio delle cicale nei giardini del convento di Padova, qui dove è vissuto a lungo ed è morto san Leopoldo Mandic, il piccolo frate amato e venerato da milioni di persone in tutto il mondo.
La ricorrenza del transito di San Leopoldo è una festa molto sentita e in genere, tra la sera del 29 luglio e la giornata del 30 luglio, nel convento c’è un via vai continuo di fedeli. Quest’anno la festa è ben diversa, i fedeli sono meno numerosi, ma il fervore se possibile, è anche più acceso. Lo sottolinea anche padre Flavio Gusella, rettore del convento: “Questa sera e domani vogliamo celebrare la nascita al cielo di padre Leopoldo, avvenuta 78 anni fa. In piena seconda guerra mondiale. Tanti pericoli e preoccupazioni riempivano anche allora il cuore della gente, abituata ad accorrere per ogni tipo di necessità a colui che era stato per Padova, per circa trent’anni, rifugio sicuro e fonte di conforto e consolazione. Tuttavia, dal 30 luglio fino al 1° agosto, giorno dei funerali, una folla enorme, che si sentiva orfana e smarrita, volle venerare e vedere per l’ultima volta il volto amato del caro padre cappuccino”. Ed è un triste parallelo, tra questi giorni e quelli in cui padre Leopoldo, come tutti lo chiamavano allora e lo chiamano ancora oggi, ha lasciato questa terra: “Anche noi, nella ricorrenza di questo anniversario, vogliamo invocare il suo aiuto per depurare la nostra vita dalle scorie che si sono accumulate in questo tempo di paura e di tensione, per ossigenare il nostro corpo, la nostra vita, la nostra anima, liberandoci dall’aria viziata che è entrata in noi. E per rafforzare la nostra fiducia in Dio e la nostra speranza”.
Vengono ripercorsi, attraverso testimonianze lette, passo dopo passo, assieme a padre Gusella, inserite nella celebrazione liturgica, (che si può seguire anche in streaming e con una diretta tv) gli ultimi mesi del santo, la malattia, il ricovero all'ospedale di Padova (dove comunque continuava a confessare) e poi la sofferenza, vissuta in silenzio e in preghiera, provocata dal terribile il tumore all'esofago.
Davanti ai fedeli diventa vivido il ricordo di quella mattina del 30 luglio 1942 con “Padre Leopoldo che si alzò alle 5 del mattino per prepararsi, un'ora e mezza prima della celebrazione della messa, percorrendo con grande fatica i pochi passi che separavano la sua celletta dove continuava a confessare i fedeli, fino alla cappella dell'infermeria del convento>. Entrambi questi luoghi non sono stati toccati dal bombardamento sulla città del 14 maggio 1944, che invece ha distrutto la chiesa e buona parte del convento.
San Leopoldo proprio all'inizio del 2020 è stato proclamato patrono dei malati di tumore. Poi è arrivato il virus che, come ricordato durante la celebrazione, “ha stravolto la vita di tutti a livello personale e sociale, religioso ed economico”. Non è stato possibile celebrare per i frati di padre Leopoldo la novena e la festa del 12 maggio, ma la preghiera e le attestazioni dei fedeli sono continuate e continuano ininterrottamente.