New Delhi , giovedì, 30. luglio, 2020 14:00 (ACI Stampa).
Dal “prete guerriero” in India alla suora dei ragazzi in Pakistan, fino ai due missionari italiani colpiti in Madagascar. Non si ferma la diffusione del coronavirus, specialmente nel Sud del mondo, e colpisce i missionari, da sempre tradizionalmente i più esposti ad ogni tipo di malattia, perché sono in prima linea a dare cure, in Paesi spesso poveri, dove è più difficile contrastare il Virus.
Il “prete guerriero” del COVID 19 era padre Joseph Ayamanathil, indiano. Era a Kolkata da 30 anni, tra i primi ad insegnare agli studenti delle baraccopoli che non frequentavano la scuola da anni, lo conoscevano come Dr. A.C. Non dava solo istruzione, ma condivideva e distribuiva cibo.
E in questo spirito di servizio, mentre la città di Kolkata era chiusa per tutti, padre Ayamanthil continuava a fare visita ai bassifondi e ai suoi bambini, portava da mangiare alle famiglie in varie baraccopoli. È morto il 19 luglio, dopo aver contratto il Covid 19. Una morte improvvisa, che lascia molti ragazzi “orfani” dell’aiuto di questo sacerdote.
Il 20 luglio, in Pakistan, è morta invece suor Ruth Lewis, francescana della Congregazione di Cristo Re. Ha contratto il coronavirus mentre assisteva alcuni bambini malati, a Karachi. A lei è andato postumo il premio del governo pakistano Sitara-e-Imtiaz, per il suo lavoro nella società civile.
Suor Lewis, nata nel 1946, aveva sempre vissuto e lavorato a Karachi, dove aveva fondato, insieme a suor Gertrude Lemmens e suor Margaret D’Costa, la casa Dar-Ul-Sukun, che accoglieva disabili mentali e fisici.