Istanbul , sabato, 25. luglio, 2020 14:00 (ACI Stampa).
Ieri i muezzin sono tornati a chiamare i fedeli di minareti di quella che ora è “La Grande Moschea di Hagia Sophia”. E risuonato l’adhan, l’invito musulmano alla preghiera dai quattro minareti, costruiti dopo la conquista di Costantinopoli del 1453.I mosaici dei pavimenti erano coperti da tappeti blu e quelli delle pareti da tendaggi. La data non è scelta a caso. Il 24 luglio del 1923 con il trattato di Losanna, le potenze vincitrici misero fine all’Impero Ottomano.
Dopo la decisione di riportare la chiesa a luogo di culto islamico oggi le questioni sono tante. Politiche e religiose.
Al teologo delle religioni, padre Claudio Monge, domenicano, che vive ad Istanbul da 17 anni, lavorando per tessere fili di rapporti interreligiosi ed ecumenici, abbiamo chiesto di spiegarci per quale motivo a suo parere il presidente turco ha preso la decisione di riportare a Santa Sofia il culto islamico:
La chiave di lettura principale delle vicende di Santa Sofia, è politico-strategica, ben più che religiosa . Sullo sfondo della sfida all’Occidente, la necessità di ricompattare una base elettorale che si assottiglia , anche distogliendo l’attenzione da dossier ben più cruciali, come la situazione economica già difficile e resa drammatica dalla pandemia”.
Si può parlare di fine della laicità dello Stato?