Città del Vaticano , martedì, 21. luglio, 2020 14:00 (ACI Stampa).
Dagli aiuti a seguito del Ciclone Idai nell’Africa del Sud al contrasto dell’undicesima epidemia di Ebola in Repubblica Democratica del Congo. Dal supporto ai rifugiati Rohingya in Myanmar, agli aiuti inviati a Venezuela e nella striscia di Gaza. Il rapporto annuale di Caritas Internationalis si presenta come una sorta di bollettino di solidarietà. Lì dove c’è una emergenza, qualcuno dei 162 membri della federazione è lì, ad aiutare. Caritas Internationalis è il braccio dell’impegno della Chiesa per i più deboli.
Un impegno che si è moltiplicato durante l’emergenza coronavirus, con una virtual platform, un fondo dedicato alla risposta al coronavirus, una serie di iniziative locali e, ora, la partecipazione alla commissione vaticana anti-Covid 19. Impegno che passa anche per richieste precise ai governi, come il sollevamento delle sanzioni economiche, l’appoggio alla richiesta di cessate il fuoco internazionale delle Nazioni Unite, la campagna per la cancellazione del debito dei Paesi poveri.
“I cittadini semplici e poveri – ha detto il Cardinale Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis, in una video-conferenza stampa lo scorso 16 luglio – sono le vittime delle sanzioni economiche e delle situazioni di guerra e violenza nel mondo”.
Per Caritas, il 2019 è stato un anno di cambiamenti, con un nuovo segretario generale, Aloysius John, e l’inclusione di Caritas Fiji e Kyrgyzstan nella confederazione, cosa che ha portato il numero dei membri a 162.
Nel 2019, Caritas ha lanciato 34 appelli per finalizzare programmi di emergenza in alcune delle aree più povere e colpite da crisi nel mondo.