Roma , venerdì, 17. luglio, 2020 16:00 (ACI Stampa).
. Così comincia uno dei romanzi più straordinari del Novecento, nel capitolo intitolato . Più che un romanzo una saga e più ancora un classico senza tempo. Così inizia di J.R.R. Tolkien. In realtà, prima del capitolo citato, ci sono altre memorabili pagine in cui l’autore descrive il popolo degli Hobbit, la loro storia, la loro lingua, la storia della Terra di Mezzo e accenna agli altri Regni e le vicende che affondano nella notte più buia e fonda del tempo. Tutto in una forma chiara, dettagliata, fondata, da dare l’impressione che tutto sia reale, concreto. Ma al tempo stesso favoloso, fulminante, esaltante. Una promessa di grandi avventure e di grandi sconvolgimenti. Eppure tutto comincia con una festa di compleanno…
Leggere, o rileggere, , in questa estate strana e ancora avvolta nelle ombre gettate dalla pandemia, equivale a fare un viaggio straordinario, a respirare un’aria limpida e inebriante. A fare un’esperienza forte, che può cambiare la geografia del proprio mondo interiore. A guardare oltre i ristretti orizzonti che ora ci sono imposti, o che finiamo per imporci. Riconoscendo la nostra condizione di creature che cercano, anche quando non ne sono coscienti, sempre il Creatore.
In una recente intervista Alessandro D’Avenia, scrittore e insegnante, spiega che , definendo libri dell’estasi quelli che .E in questa categorie D’Avenia mette senza dubbio il grande romanzo di Tolkien; racconta che lo ha letto nell’estate dei suoi 13 anni, rimanendo completamente soggiogato da quella lettura, che tra le altre cose gli ha fatto capire che . Spiega ancora, D’Avenia, che quella che vivono i protagonisti della saga, a cominciare dallo hobbit Frodo, è proprio un’epica , un’epica che si apre nel quotidiano, fatta di vittorie e di sconfitte, di tradimenti e di eroismi, di piccole gioie e di grandi sofferenze. Così com’è la vita di tutti i giorni.
Negli ultimi mesi si è discusso molto sulla nuova traduzione dell’opera in italiano da parte di Ottavio Fatica, che arriva dopo decenni in cui i lettori si sono addentrati nella genealogia tolkiana grazie alla “classica” traduzione di Vittoria Alliata di Villafranca. Polemiche, critiche, anche feroci, a cui si è aggiunto un duro braccio di ferro tra la scrittrice e traduttrice e la casa editrice Bompiani, al termine del quale sono stati ritirati dalle librerie tutti i volumi con quella traduzione. A meno di essere fortunati e trovarla tra i libri usati, o farsela prestare da amici, parenti, o biblioteche, oggi invece in libreria si trova la nuova edizione, su cui non vogliamo soffermarci. Basterà ricordare che quella della Alliata era stata “approvata” dallo stesso Tolkien, che aveva sempre ribadito la sua contrarietà a ai tempi e alle mode (tipo quella del politically correct) della sua opera e basterà ricordare che nella nuova traduzione Pipino è diventato Pippin, Grampasso (ossia Aragorn) si ritrova impiegato tra i Forestali. Potremmo permetterci ancora di rilevare, come è stato scritto in qualche recensione, che è quasi scomparsa la dimensione epica del racconto e lo si è trasformato in qualcosa di più “scorrevole”, qualcosa che lo fa assomigliare ad un fantasy del genere contemporaneo Young Adult Fiction.
In ogni caso, la grande avventura di Frodo, Sam e tutti i membri della Compagnia dell’Anello che affrontano pericoli, paure, debolezze, orride creature e sacrifici di ogni genere per salvare il proprio mondo dallo spaventoso potere scaturito dall’Anello carico di malvagità, non ha perso alcuna forza e capacità di attrazione. Appartiene appunto al novero della grande letteratura e possiede il segreto dell’estasi, come ricordava D’Avenia.