Padova , venerdì, 3. luglio, 2020 16:00 (ACI Stampa).
Un uomo di nome di Gesù, che per lunghi giorni ha calamitato le folle della Palestina con i suoi discorsi tanto diversi e con i suoi comportamenti straordinari, viene catturato come un bandito nel cuore della notte a Gerusalemme, trascinato davanti ad un tribunale di romani, umiliato, sconfessato, tradito, flagellato, messo a morte, e morte infamante, quella in croce. Tutto questo è successo veramente? E se è successo, come può tutto questo non cambiare ogni singola vita? E oggi ha ancora senso rievocare, con precisione e con convinzione, quei fatti drammatici e così gravidi di conseguenze?
Sì, Vittorio Messori ne è convinto. Come è convinto che oggi più che mai ci sia bisogno di grandi testi di apologetica, quasi scomparsa dal nostro orizzonte culturale, anche da quello dei cristiani stessi. E ha seguito questa convinzione nella sua unica, lunga e importante carriera di scrittore e giornalista. Qualcosa che non cambia e che non è sottoposto ai dettami delle mode culturali. Così per la casa editrice Ares torna in libreria “Patì sotto Ponzio Pilato”, pubblicato nel 1992.
Questo libro è apparso nella sua prima edizione dopo Ipotesi su Gesù, il testo divenuto ormai un classico, diffuso in Italia in più di un milione di copie e tradotto con successo in decine di lingue. In quelle Ipotesi Messori passa al vaglio – con esposizione semplice, ma rigorosa – la verità storica dei Vangeli. Giungendo alla conclusione che quel testo non nasce da favole e leggende, per questo la fede cristiana è fondata su eventi autentici e dimostrabili.
In questa opera successiva Messori continua la sua appassionata e puntuale ricerca che qui si concentra sull’ultima e decisiva parte del Vangelo: la condanna, la passione, la morte in croce di Gesù’. Ricerca condotta a partire da documenti inconfutabili e dalla decifrazione di ogni parola evangelica. In realtà ogni nome coinvolto nei giorni del dramma consumato a Gerusalemme viene passato al setaccio, ogni obiezione è accuratamente esaminata, rispondendo alle tante domande che si sono susseguite in duemila anni di storia cristiana. La premessa è rendere ragione del rapporto tra ciò che i Vangeli raccontano e ciò che è davvero successo. Poi si procede a dimostrare che il Nuovo Testamento rappresenta un documento storico, non certo un libro di poesia, di racconti mitologici studiati a tavolino, o un “manuale” di saggezza e di massime buone per tutte le stagioni e sotto tutti i cieli. Ci sono contraddizioni o invenzioni nei racconti dei quattro evangelisti? E se si voleva accreditare la bontà della nuova fede, perché si è scelto di mettere in luce il tradimento di Pietro, addirittura il capo della nuova Chiesa nascente? In effetti, come sempre Messori sottolinea la poca “scaltrezza” del racconto evangelico, che sovverte le regole della vita sociale dell’epoca – di tutte le epoche – della mentalità, dell’opportunità. Non solo spiegando con chiarezza che il capo della nuova Chiesa aveva tradito, ma anche, ad esempio, che la prima “notizia” della Risurrezione, notizia cruciale, sconvolgente, viene affidata a delle donne, fatto inaudito, motivo di scandalo. E che bisogna amare i propri nemici e perdonare sempre e comunque, altro fatto inconcepibile umanamente.
Ci sono mille dettagli che vengono affrontati, come quello della crocifissione: si spiega se il Cristo è stato inchiodato a una croce o a un palo, e se davvero si verificò un terremoto nell’istante della sua morte. E’ un fatto facilmente dimostrabile che si hanno idee spesso confuse su quanto storicamente accertabile dei racconti evangelici, idee ancora più incerte e confuse sul contenuto della fede, e meno che mai reali cognizioni sulla storia della Chiesa.