Padova , venerdì, 19. giugno, 2020 18:00 (ACI Stampa).
11 aprile 2020. Sabato Santo, il giorno prima di Pasqua, una Pasqua difficile, immersa nella paura e nel silenzio, nell’isolamento, in cui il messaggio di speranza, Dio è risorto, risuona più forte in un mondo attonito, stremato. Le messe si celebrano via streaming, il Papa compie gesti simbolici forti, capaci di commuovere milioni di persone.
E in questo Sabato Santo l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, guida una liturgia di preghiera davanti alla Sacra Sindone, trasmessa in diretta tv. Ancora una volta il Sacro Lenzuolo mostra il volto dell’Uomo dei dolori e davanti a questa immagine ciascuno sente il cuore allargarsi e stringersi insieme. Il vescovo, nel dare l’annuncio di questa iniziativa, aveva detto che “questo tempo di contemplazione renderà disponibile a tutti, nel mondo intero, l’immagine del Sacro Telo che ci ricorda la passione e morte del Signore, ma che apre anche il nostro cuore alla fede nella sua risurrezione”. Da quella reliquia la luce della risurrezione si irradia e diventa tangibile, una luce che si effonde sulle nostre ferite, sulle nostre piaghe, sulle nostre paure, sulla perdita dei nostri punti di riferimento in un tempo tanto difficile e reso ancora più incerto dalla pandemia.
“Davanti alla Sindone, contemplando quel corpo, quel sangue, quel Volto, possiamo sentire il conforto grande di questa certezza: più forte è l’amore”, ha scritto in questa occasione Emanuela Marinelli, una dei maggiori esperti e studiosi di sindonologia. In questi giorni esce un libro da lei curato e in parte scritto, pubblicato dalla casa editrice Ares, dal titolo “Nuova luce sulla Sindone”, testo che si propone di presentare un aggiornamento approfondito sugli studi compiuti fino a oggi, offrendo gli argomenti necessari, prima di tutto, per stabilire una coincidenza fra il Lenzuolo conservato a Torino e il Sacro Lino che ha avvolto il corpo di Gesù nel sepolcro di Gerusalemme.
Questo “oggetto” studiato in tutti i modi possibili, preso di mira da detrattori e impostori, venerato, si pone sempre come straordinaria presenza che non è possibile ignorare, che sempre riporta davanti a noi le antiche domande: quel telo ha davvero avvolto il corpo di Gesù? Com’è arrivato fino a noi, nonostante vicissitudini continue, minacce di distruzione, tentativi di furto? E se davvero quel telo reca impresse le tracce di una Morte e Risurrezione, come si può ignorarlo e far finta che Dio non esista?
Forse è per questo che si continua a pretendere di fare prove per definirne, una volta per tutte, la non autenticità. Una delle ultime sortite, in questo senso, è quella dello storico dell’arte Tomaso Montanari, che ha definito la Sindone un dipinto, e neanche molto abilmente eseguito. La stessa Marinelli, ha smontato, pezzo per pezzo, questa teoria che, tra l’altro, non rappresenta certo una novità, ma risale a quarant’anni fa, quando la sostenne un chimico statunitense, Walter C. McCrone, sulla rivista scientifica The Microscope Journal.