Il padre, uomo giusto, era un autentico innamorato del Cristo. Partecipava alla vita delle Confraternite ed alla sua morte fu additato, da chi lo conobbe, come un santo.
La madre educò il venerabile, al gusto di Dio ed a quella ricerca del vero che è stato l'autentico assillo dei suoi giorni terreni.
A tredici anni, secondo le consuetudini del tempo, entra nel Seminario della Diocesi uscendone sacerdote.
Il percorso, a leggere le testimonianze di chi visse con lui, fu semplice in quanto il piccolo era particolarmente dedito alla preghiera ed alla mortificazione personale, ma lo sforzo per conseguire la metà fu aspro, solcato anche da aridità spirituale e scrupoli.
Padre Cafaro visse queste prove, con l'abbandono alla volontà di Dio e quella forza interiore che lo condusse alla sua metà:Dio.
Divenuto parroco si spese tutto per tutti, al punto che la notte prendeva le poche ore di sonno, vestito pur di essere pronto e sollecito per i malati, che di notte lo chiamavano per l'amministrazione dei Sacramenti. Fu infaticabile e zelante per i suoi figli.
Distribuì loro le elemosine ricevute. La sua mano non si ritirò davanti a nessuno.
Conosciuto Sant'Alfonso de Liguori lo seguì spiritualmente e tempo dopo, conquistato dal suo amore alle anime, anche come figlio della novella Congregazione.
Fondata nel 1732 per la Redenzione dei più abbandonati, i primi anni videro il luminoso brillare dei primi compagni del santo che si dimostrarono veri apostoli, immolandosi sull'altare della generosità, con il predicare la divina parola al mondo. Tra questi brillarono San Gerardo Maiella, Vito Curzio, Cesare Sportelli e padre Cafaro.
Redentorista, ne visse con intensità il carisma, professando i voti di povertà, castità ed obbedienza insieme al giuramento di perseveranza, che ne costituisce la caratteristica principale.
Uomo poverissimo non aveva nulla, nemmeno la sua reputazione o il suo onore che ebbe sempre in orrore.
Fu lui ad accogliere in Congregazione, San Gerardo Maielal, sfidando la sorte per una salute non florida e ne fu superiore nella comunità di Deliceto.
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Visse di Dio e per Dio. Non cercò altro che questo:nelle Missioni, in comunità e nel silenzio del suo cuore fu sempre unanime e costante.
Spirò a Materdomini, il 13 agosto 1753, anelando al cielo, rimpianto dai molti che ne sentirono la bellezza dell'anima tra cui Sant'Alfonso fattosi suo figlio nella direzione della sua anima.