Macerata , martedì, 9. giugno, 2020 18:00 (ACI Stampa).
A quasi 4 anni dal terremoto, a fine maggio, a Castelsantangelo sul Nera, piccolo comune di 245 abitanti nell’Appennino maceratese, è tornato in attività l’albergo-ristorante ‘Dal Navigante’: un segno di speranza, come gli altri agroturismi della zona montana terremotata, per accogliere i turisti, nel rispetto del distanziamento sociale imposto dal coronavirus.
Nel paese sono presenti quattro chiese: la Chiesa di Santo Spirito, la Chiesa di San Sebastiano, la Chiesa di San Martino dei Gualdesi e la Chiesa di Santo Stefano, edificate tra il secolo XIII ed il secolo XIV, ed il monastero san Liberatore, edificato intorno al 1113.
Il monastero fu restaurato negli anni ’50 del secolo scorso e nel 1958 le monache benedettine, che hanno sempre osservato la clausura, hanno ceduto il monastero alle religiose di vita attiva ‘Suore benedettine della Divina Provvidenza’, riaprendolo con notevoli sforzi anche dopo il sisma del 2016.
Alcuni mesi fa il paese era salito alla cronaca nazionale, perché è stato il primo comune del cratere sismico ad affidare l’incarico per la redazione del Piano Attuativo per la ricostruzione post sisma ad un raggruppamento di professionisti, che fa capo alla Società Cooperativa ‘Mate’, che vede anche la partecipazione dell’architetto Stefano Boeri e del professor Franco Braga, che è rimasto sospeso per alcuni mesi a causa del coronavirus.
Al sindaco Mauro Falcucci abbiamo allora chiesto di raccontarci la vita in un paese terremotato degli Appennini in questo periodo da coronavirus:”I piccoli Comuni montani erano già abituati ad un certo tipo di isolamento dall’esterno, ma erano coesi al loro interno. Il coronavirus ha invece costretto tutti ad un isolamento forzato, che insieme all’isolamento generale territoriale, ha reso ancora più delicata la situazione.