Beirut , lunedì, 8. giugno, 2020 9:16 (ACI Stampa).
A maggio erano 187 i contagiati da Covid-19 in Libano, dove la pandemia è arrivata in piena crisi economico-politica, tantoché nelle settimane scorse mons. Michel Aoun, vescovo di Jbeil-Byblos dei Maroniti, ha messo a disposizione per i malati di coronavirus, costretti all’isolamento, una residenza estiva, come p. Fadi Tabet, appartenente all’ordine dei Missionari libanesi “Kreimisti”, responsabile del santuario di Nostra Signora del Libano a Harissa, ha reso disponibile una struttura di solito riservata ai pellegrini, il Betania Harissa Hotel, per le persone messe in quarantena.
Nel ‘Paese dei Cedri’ l’organizzazione non governativa Avsi è presente dal 1996 con molti progetti in numerosi ambiti di sviluppo (agricoltura, educazione, sostegno psicosociale, protezione dell’infanzia), in partnership con ‘Le Libanaise’; e dal 2011 interviene anche nell’assistenza dei profughi siriani che hanno trovato rifugio in Libano.
A livello sociale da mesi il Libano è ostaggio delle tensioni tra le forze governative e gli oppositori che nell’ottobre 2019 hanno portato alle dimissioni del primo ministro Saad Hariri; quindi persistono alcuni focolai di dissenso a causa del caro-vita e della corruzione, come ha spiegato la responsabile dei progetti dell’ong Avsi in Libano, Marina Molino Lova: “La popolazione per la maggior parte si sta attenendo alle direttive del governo. La parte più vulnerabile invece, soprattutto in determinate aree suburbane o rurali, continua a lavorare (taxi, mercati di frutta, negozi vari...), forzando i blocchi e le chiusure, affermando che se non lavorano giornalmente non riescono a sfamare la famiglia e i figli”.
Allora, come è la situazione nel Paese?
“La situazione in Libano è molto critica. La grave crisi economica, il conseguente default, il coronavirus e il carovita stanno mettendo a dura prova la popolazione. Da qualche giorno hanno riaperto quasi tutte le attività, compresi i centri commerciali, ma l’economia è in ginocchio. Molte società, negozi, imprese hanno dimezzato il personale e/o dimezzato lo stipendio in lire libanesi. Il cambio è arrivato a 1$=4.000LL (contro le 1.500 LL ufficiali presso le banche) e questo ha creato una fortissima inflazione e conseguente aumento di prezzi di tutti i beni, anche quelli di prima necessità come il latte, la verdura, il pane. Uno stipendio ‘normale’ nel Paese è di circa 1.000.000 LL, una cifra oggi davvero bassa se si pensa al costo della vita”.