Advertisement

Letture, il medioevo e i suoi orizzonti aperti alla santità

Rileggere la Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine il best selle secondo solo alla Bibbia

Un dettaglio della copertina del libro  |  | Marietti Un dettaglio della copertina del libro | | Marietti

San Giorgio è un cavaliere senza macchia e senza paura che libera una povera, tremante principessa che sta per essere divorata da un drago vorace e sbuffante. Ma lui non è semplicemente un eroe, è un santo di grande spiritualità, capace di sconfiggere il drago (il Male) in nome di Cristo, grazie alla sua granitica e purissima fede. La sua storia, dunque,  è destinata a diventare un exempla, una storia esemplare, appunto, che usare nei sermoni, utile per ammaestrare, ma alla fine talmente affascinante da ispirare generazioni di poeti, pittori, scultori. San Giorgio è solo uno dei tanti protagonisti che escono dal fantasmagorico mondo della Legenda aurea di Jacopo da Varazze. Che non ha mai smesso di incantare, anche in questi nostri tempi così smaliziati e privi di immaginazione.

La Legenda torna alla ribalta grazie alla pubblicazione – anzi alla riedizione  - di un saggio interessante: si tratta di “Gli orizzonti aperti del Medioevo. Jacopo da Varagine tra santi e mercanti”, scritto da Gabriella Airaldi ed edito da Marietti. Con la Legenda Jacopo, domenicano, ha composto una delle più memorabili opere di tutti i tempi, una raccolta di biografie esemplari di santi da leggere, certo, ma soprattutto da raccontare nei sermoni, da rappresentare in preziose immagini che possano “parlare” alla gente comune, che non sa leggere ne’ scrivere. Immagini che rendono le chiese, le cattedrali, le cappelle del Medioevo veri libri di pietra e di bellezza. Diventando ispiratrice di storie e di insegnamenti, superando ogni limite di tempo e di spazio, la Legenda aurea è di ventata un best seller, secondo solo alla Bibbia. Una chiave interpretativa della simbologia e iconologia dell’arte e del pensiero medievale, divenute patrimonio della nostra cultura universale.

Jacopo, dalle pagine di questo saggio, ci viene incontro come persona straordinaria, erudito e colto, ma non saccente e tantomeno lontano dalla sensibilità dell’uomo comune, uomo di chiesa, predicatore domenicano, vescovo di Genova, scrittore e “inventore” dalla fantasia inesauribile, capace di rendere il suo tempo, il Medioevo, un tempo realmente “da orizzonti aperti”. Altro che tempi cupi, bui.  Jacopo, spiega giustamente l’autrice, amava i santi ma sapeva vivere in mezzo ai mercanti, ne riusciva a vedere e valorizzare le doti, non solo di astuzia e di intraprendenza economica, ma anche di coraggio e audacia. Non bisogna dimenticare, fra le molte altre cose, che sono stati alcuni mercanti a sfidare letteralmente la morte, a vivere pericolose avventure per riuscire a trafugare reliquie da portare in patria. Come è successo, ad esempio, per le reliquie di san Marco, riportate in modo rocambolesco, a Venezia.

Anche le città, le “piccole patrie” sono centrali per l’uomo medievale. E anche per Jacopo Genova è la sua città, a cui torna sempre con grande gioia, dopo i suoi numerosi viaggi. Genova è città di mare e di mercanti, tutta protesa verso il vasto mondo, ricco di pericoli, di trappole tese dal demonio e dagli avversari del Cielo, ma ricco anche di tesori e di meraviglie, amato da Dio e alla fine da lui sempre protetto.

Jacopo scrive numerose opere, anche importanti, ma è la Legenda a varcare i secoli. Viene composta a partire circa dall’anno 1260, fino alla morte dell’autore, nel 1298. Sono circa 150 vite di santi, in una raccolta organizzata secondo l’anno liturgico. L’originalità dell’opera, secondo l’opinione del grande storico Jacques Le Goff, nella capacità di intrecciare l’anno liturgico (ciclo annuale) con quello lineare della successione dei santi ( in cui i santi stessi diventano marcatori del tempo) e infine con il tempo escatologico, nel quale l’umanità si dirige verso il Giudizio Universale e il tempo si dilata e viene assorbito nell’eternità. Ed è proprio questa la capacità del grande domenicano, trovare nei santi il punto di contatto, per così dire, tra umanità e soprannaturalità, tempo ed eterno.

Advertisement

Monaci chiusi nei conventi, aristocratici che fondano nuovi ordini religiosi, uomini e donne dalla semplice fede e dalla vita esemplare diventano, secondo la Airaldi, “modelli di santità che possono esistere per un Cristianesimo che, nell’età di Jacopo, sempre più va irradiandosi nel mondo e sempre più profondamente  s’incardina nella società occidentale”. Servi di Dio, capaci di opere incredibili e di miracoli, per rendere il pellegrinaggio su questa terra, “valle di lacrime”, un’avventura costellata dal meraviglioso, dono dell’amore senza fine di Dio.

Gabriella Airaldi, Gli orizzonti aperti del Medioevo, Marietti, ebook, pp.111, euro 4,99