San Gallo , giovedì, 4. giugno, 2020 17:00 (ACI Stampa).
Una delle eredità del coronavirus è la forte limitazione alla libertà di religione, che ha portato alla chiusura dei luoghi di culto e della proibizione delle liturgie. E per questo, i vescovi europei invocano “il ristabilimento di relazioni Stato-Chiesa normali e basate sul dialogo ed il rispetto dei diritti fondamentali”. Riunite in videoconferenza, le presidenze di CCEE e COMECE centrano la loro discussione annuale sull’Europa dopo la pandemia. E il tema della libertà religiosa emerge prepotente, insieme al ruolo centrale della famiglia in tempo di pandemia, il rischio dell’individualismo, il lavoro fatto dalla Chiesa, la sfida data dalle liturgie in streaming.
Il CCEE è il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, ed è composto dai presidenti delle Conferenze Episcopali di 33 Paesi nel continente. Il COMECE è la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea, ed è composta da delegati delle Conferenze Episcopali dell’unione (sono 26) destinate a monitorare le attività europee.
Hanno partecipato alla riunione il Cardinale Angelo Bagnasco, presidente del CCEE, insieme ai vicepresidenti, il Cardinale Vincent Nichols e l’arcivescovo Stanislaw Gadecki; e il Cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della COMECE, con i vescovi Mariano Crociata, Noel Treanor, Jan Vokal e Franz-Josef Overbeck, vicepresidenti. Era presente anche l’arcivescovo Alain Lebeaupin, nunzio apostolico presso l’Unione Europea.
Le presidenze dei due organismi si riuniscono su base annuale, e quest’anno la riunione si è tenuta lo scorso 3 giugno, in videoconferenza.
Un comunicato congiunto sottolinea che “un particolare focus” dell’ultima riunione è stato “l’impatto della pandemia Covid 19 sulla vita quotidiana nella Chiesa e nelle società europee” e “il contributo della Chiesa Cattolica ad una giusta ripresa, che non lasci indietro nessuno”.