Città del Vaticano , mercoledì, 16. settembre, 2015 15:15 (ACI Stampa).
É una storia tutta da scoprire per noi occidentali. La storia delle persecuzioni dei cristiani in Giappone, una storia che Papa Francesco ha spesso ricordato parlando di quei “cristiani nascosti” che hanno saputo mantenere e trasmettere la fede anche in tempo di persecuzione e senza sacerdoti.
La Biblioteca e l’ Archivio vaticano delle storie di quei cristiani che tra il XVI e il XIX secolo hanno vissuto violenze ed umiliazioni, ha delle testimonianze preziose. Un fondo di documenti, testi, leggi e certificati che un salesiano croato collezionò negli anni 30 e fino agli ani 50 proprio in Giappone. Mario Marega arriva a Kobe nel 1929 e inizia la sua vita di missionario. Ma oltre alla missione evangelizzatrice la sua passione di studioso lo porta a conoscere nelle regione di Bungo la storia delle proibizioni che subirono i cristiani a motivo della loro fede che metteva anche politicamente l’Impero e soprattutto il sistema feudale. Eppure alcuni signori si erano convertiti all’ arrivo dei missionari, dei gesuiti che arrivarono alla fine del 1500 con Francesco Saverio.
Il Fondo Marega è immenso e molta parte di libri e documenti è in archivio alla Università salesiana. Ma ci sono due grandi casse suddivise in buste che il sacerdote volle far arrivare al Papa, a Pio XII nel 1953.
Grazie alla collaborazione della ambasciata italiana e al primo collegamento via nave tra Genova e Yokoama, due bauli di documenti arrivarono in Vaticano. “Atti di nascita, e altri simili documenti dei discendenti dei cristiani” come si legge nella lettera della Internunziatura di Tokyo indirizzata all’ allora pro-segretario di Stato Giovanni battista Montini.
Ora finalmente quelle preziose carte tornano alla luce grazie al lavoro di recupero e restauro della Biblioteca. Una occasione per parlare della storia del cristianesimo in Giappone per l’ Ambasciata presso la Santa Sede dello stato nipponico. Un convegno di studio e una mostra hanno permesso di presentare il risultato di alcuni studi ma soprattutto di aprire nuove prospettive per capire meglio cosa sia davvero successo in quell’angolo di Oriente.