Trieste , mercoledì, 3. giugno, 2020 14:00 (ACI Stampa).
Tutto sta nel comprendere la differenza tra Stato e nazione. Perché la Chiesa ha rapporti con gli Stati, ma è allo stesso tempo vicina alle nazioni, ai popoli, va loro incontro nella loro cultura e vuole che questa non sia eliminata o messa a rischio. L’XI rapporto dell’Osservatorio Van Thuan per la Dottrina Sociale della Chiesa va a guardare alle differenze tra nazioni e Stati, mette in luce il dramma portato avanti dalle ideologie che guardano allo Stato prima che ai popoli, alle strutture prima che alle persone.
Il rapporto è dedicato a “Popoli, Nazioni, Patrie: tra natura e artificio politico”. È forse il rapporto più “politico” dell’Osservatorio Van Thuan, in cui si nota anche una certa critica alle posizioni della Santa Sede più vicine al globalismo, senza però mancare di notare che il passaggio verso il mondo globale era necessario in un mondo sempre più multipolare. Il rapporto contiene anche 11 schede da nazioni in cui il problema del nazionalismo è particolarmente pronunciato.
È un tema fondamentale oggi, in cui tanto si parla di sovranismo. Ma è un tema anche da contestualizzare storicamente, perché nel 100esimo anniversario del Trattato di Trianon, che cambiò i confini degli Stati mettendo da parte per sempre il concetto di nazione, ci si trova ancora di fronte al problema creato dal vuoto avvenuto con la dissoluzione degli imperi.
Di certo, il lavoro che sta facendo l’Osservatorio Van Thuan ha una forte nota di continuità. Nel 2017, il tema del Rapporto era stato quello delle migrazioni, ed è un tema che ritorna spesso nei saggi di questo rapporto, in cui non si manca di notare come l’attacco alla nazione viene fatto anche attraverso le politiche migratorie. Nel 2018, si delineava la crisi dell’Europa, e anche questo è un tema molto presente nel rapporto di quest’anno: l’Europa è infatti una di quelle identità sovranazionali che rischiano di essere costruite proprio contro i popoli e le nazioni. Nel 2019, il tema era quello dell’Islam politico, che raccontava anche la “sostituzione delle identità” e le sue conseguenze quando ci si trovava di fronte a nuove religioni dall’impegno marcatamente politico.
L’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, che da poco ha lasciato la carica di presidente dell’Osservatorio Van Thuan rimanendo però all’interno dell’organizzazione, nota nella sua introduzione che il passaggio verso un maggiore interesse internazionale si può notare dalle differenze tra due encicliche sociali, la Centesimus Annus di Giovanni Paolo II del 1991 e la Carita in Veritate di Benedetto XVI nel 2009: la prima era più interessata alla dimensione della nazione che alla globalità, la seconda al contrario, e non solo perché veniva da una crisi finanziaria, ma anche perché “individua il principale pericolo del processo di globalizzazione, che viene indicato nello spirito di tecnicità, e perché azzarda alcune proposte circa la gestione mondiale del potere politico”: