Città del Vaticano , domenica, 31. maggio, 2020 10:05 (ACI Stampa).
“A Pentecoste Dio ha contagiato di vita il mondo. Quanto stride tutto ciò con il contagio di morte che da mesi infesta la Terra! Allora, mai come oggi è necessario invocare lo Spirito Santo, perché riversi la vita di Dio, l’amore, nei nostri cuori. Infatti, perché il futuro sia migliore, è il nostro cuore che deve diventare migliore”.
Così Papa Francesco dice nel suo video messaggio che viene trasmesso come parte del servizio liturgico di Pentecoste di Justin Welby, Arcivescovo di Canterbury, ai partecipanti all’evento del Movimento di preghiera globale Thy Kingdom Come in occasione della Solennità della Pentecoste.
E’ un’occasione per i cristiani di unirsi in preghiera per l’evangelizzazione del mondo. La partecipazione del Papa dimostra il suo sostegno al movimento Thy Kingdom Come che l’Arcivescovo ha voluto come un appello all’unità, nell’ascolto della preghiera di Gesù “affinché tutti siano una sola cosa ... perché il mondo creda” (Gv 17, 21)
“Nel giorno di Pentecoste- dice il Papa- popoli che parlavano lingue diverse si incontrarono. In questi mesi, invece, ci è chiesto di osservare misure giuste e necessarie per distanziarci. Ma possiamo comprendere meglio, dentro di noi, quello che provano gli altri. Ci accomunano paura e incertezze. C’è bisogno di risollevare tanti cuori affranti”.
I cristiani devono diffondere la consolazione che da lo Spirito Santo, quella certezza di non essere soli. “Come fare? Pensiamo a quello che ora vorremmo avere: conforto, incoraggiamento, qualcuno che si prenda cura di noi, qualcuno che preghi per noi, che pianga con noi, che ci aiuti ad affrontare i nostri problemi. Ecco, tutto quanto vorremmo che gli altri facciano a noi, facciamolo noi a loro (cfr Mt 7,12). Desideriamo essere ascoltati? Ascoltiamo. Abbiamo bisogno di incoraggiamento? Incoraggiamo. Vogliamo che qualcuno si prenda cura di noi? Prendiamoci cura di chi non ha nessuno. Ci serve speranza per il domani? Doniamo speranza oggi. Oggi assistiamo a una tragica carestia della speranza. Quante ferite, quanti vuoti non colmati, quanto dolore senza consolazione!”.