Città del Vaticano , venerdì, 29. maggio, 2020 9:00 (ACI Stampa).
Il 29 maggio la Chiesa Cattolica celebra la memoria liturgica di San Paolo VI, Papa dal 1963 al 1968. La data odierna per il successore di Giovanni XXIII era di grande importanza, il 29 maggio 1920 Giovanni Battista Montini veniva ordinato sacerdote per l'imposizione delle mani del Vescovo di Brescia Giacinto Gaggia.
Nel giorno della memoria liturgica di San Paolo VI, è opportuno ricordare uno dei suoi tanti insegnamenti: quello dedicato al celibato sacerdotale e contenuto nella enciclica Sacerdotalis Caelibatus, pubblicata nel 1967.
“Noi dunque riteniamo – scriveva il Papa al n. 14 - che la vigente legge del sacro celibato debba ancora oggi, e fermamente, accompagnarsi al ministero ecclesiastico; essa deve sorreggere il ministro nella sua scelta esclusiva, perenne e totale dell'unico e sommo amore di Cristo e della consacrazione al culto di Dio e al servizio della Chiesa, e deve qualificare il suo stato di vita”.
“La scelta del sacro celibato – spiegava Paolo VI al n. 24 - è sempre stata considerata dalla Chiesa quale segno e stimolo della carità; segno di un amore senza riserve, stimolo di una carità aperta a tutti. Chi mai può vedere in una vita così interamente donata, e per le ragioni che abbiamo esposto, i segni di una povertà spirituale, dell'egoismo, mentre essa è, e deve essere, un raro e oltremodo significativo esempio di una vita che ha come movente e forza l'amore, nel quale l'uomo esprime la sua esclusiva grandezza? Chi mai potrà dubitare della pienezza morale e spirituale di una vita così consacrata non a un qualsiasi pur nobilissimo ideale, ma a Cristo e sua opera per una umanità nuova in tutti i luoghi e in tutti i tempi?”.
Secondo il Papa il celibato non è causa della scarsità delle vocazioni sacerdotali. “Non si può senza riserve credere che con l'abolizione del celibato ecclesiastico – sottolineava al n. 49 - crescerebbero per ciò stesso, e in misura considerevole, le sacre vocazioni: l'esperienza contemporanea delle Chiese e delle comunità ecclesiali che consentono il matrimonio ai propri ministri sembra deporre al contrario. La causa della rarefazione delle vocazioni sacerdotali va ricercata altrove, principalmente, per esempio, nella perdita o nella attenuazione del senso di Dio e del sacro negli individui e nelle famiglie, della stima per la Chiesa come istituzione di salvezza, mediante la fede ed i sacramenti, per cui il problema deve essere studiato nella sua vera radice”.