Potrebbe essere uno dei vescovi riconciliati con la Santa Sede dopo l’accordo del 2018, o magari prima.
C’è poi Giuseppe Ma Zhongmu, aveva 101 anni ed era mongolo. Vescovo Emerito di Yinchuan/Ningxia, non riconosciuto dal Governo. Egli è stato il primo, e finora anche l’unico, Vescovo di etnia mongola. Il suo nome nella madrelingua era Tegusbeleg. Dal 2005 si era ritirato a vivere nella Mongolia interna, precisamente nel villaggio di Chengchuan, dove era nato il 1° novembre 1919 e dove ha svolto le funzioni di parroco.
Nel 1958, dopo aver rifiutato di aderire all’Associazione Patriottica, venne condannato ai lavori forzati. Dieci anni dopo venne liberato ma costretto a lavorare come operaio nel suo villaggio, in un impianto di gestione dell’acqua. Nell’aprile 1979 fu riabilitato e poté riprendere il ministero sacerdotale. L’8 novembre 1983 fu consacrato Vescovo da S.E. Mons. Casimiro Wang Milu, per la cura pastorale dei fedeli di etnia mongola di Yinchuan/Ningxia.
Nel 2004 la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli gli inviò una croce pettorale in segno di riconoscimento e di comunione. Nel 2005 egli si ritirò dal governo pastorale e, con l’aiuto di alcuni fedeli, si dedicò a tradurre in lingua mongola il Nuovo Testamento ed il Messale Romano.
Secondo il necrologio della sua diocesi, Ma era riuscito a tradurre il Messale romano in lingua mongola e lo aveva presentato al Vaticano per l’approvazione. Ma purtroppo “nessuno in Vaticano conosceva la lingua mongola” e la traduzione non ha avuto l’approvazione.
La Messa esequiale di Mons. Giuseppe Ma Zhongmu è stata celebrata il 27 marzo nel villaggio dove risiedeva, alla presenza di S.E. Mons. Paolo Meng Qinglu, Vescovo di Hohhot, e di due altri sacerdoti. Non è stata permessa la presenza di altri sacerdoti e fedeli, anche in ragione del rischio di contagio da coronavirus.
Infine Giuseppe Zhu Baoyu, 99 anni, Vescovo emerito di Nanyang, in Henan. Il decesso è avvenuto presso il convento delle Suore della Congregazione diocesana dell’Immacolata Concezione, con le quali viveva e pregava, impartendo loro ogni sera la benedizione.
Mons. Giuseppe Zhu Baoyu era nato il 2 luglio 1921 a Pushan, in Henan. Avendo perso il padre a 6 anni, la madre lo affidò all’orfanotrofio cattolico di Jingang. Dopo l’ordinazione svolse il ministero sacerdotale in diverse chiese della Diocesi di Nanyang. Dal 1964 al 1967 venne condannato ai lavori forzati, a motivo della fede. Successivamente gli fu concesso di tornare al suo paese natio, Pushan, dove esercitò il ministero in segreto. Nel 1981 venne di nuovo condannato a dieci anni di lavori forzati come anti-rivoluzionario. Liberato nel 1988, poté riprendere il ministero in diverse parrocchie.
Il 23 novembre 2002 diviene vescovo ordinario della diocesi di Nanyang. Per tutto questo periodo egli è stato membro della comunità non ufficiale. Nel 2010 egli dà le dimissioni, accettate dal Vaticano, che nomina mons. Jin Lugang come ordinario. Ma subito dopo le dimissioni, mons. Zhu ha chiesto – altri dicono “ha ricevuto pressioni” – per essere riconosciuto ufficialmente. Il governo lo ha insediato come vescovo ordinario, non tenendo conto delle sue dimissioni presentate al Vaticano. Alcune fonti dicono che la mossa di mons. Zhu aveva come scopo quella di avere più forza nell’esigere dal governo il ritorno delle proprietà della Chiesa, sequestrate durante la Rivoluzione culturale. Solo un anno fa Pechino ha riconosciuto per lui mons. Jin Lugang come vescovo coadiutore.
Nel febbraio scorso era stato ricoverato in ospedale in quanto affetto dal Coronavirus, da cui era però guarito.
I suoi funerali si sono svolti a Jinggang il 9 maggio 2020. La diocesi di Nanyang conta oggi circa ventimila cattolici, una ventina di sacerdoti e centinaia di suore
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