Roma , venerdì, 22. maggio, 2020 10:00 (ACI Stampa).
“Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri. L’uomo è un essere narrante. Fin da piccoli abbiamo fame di storie come abbiamo fame di cibo”: così inizia il messaggio di Papa Francesco per la 54ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebra domenica 24 maggio, tratto da un passo del libro dell’Esodo, ‘Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria. La vita si fa storia’.
Per comprendere meglio il messaggio del papa abbiamo intervistato Lorenzo Lattanzi, vice presidente nazionale dell’Aiart (Associazione Italiana Ascoltatori Radio e TV) ed autore del libro ‘Non è mai troppo presto… Per ripensare l’educazione nell’era digitale’.
“Nel 2017- dice- ho conseguito il dottorato di ricerca all’Università Cattolica di Milano con tesi dal titolo ‘Ripensare l’educazione nell’Era Digitale’, si tratta della pubblicazione ridotta e riadattata di quel lavoro. Ho voluto proporre una visione d’insieme sui temi dell’Educazione Digitale a partire dalle scienze cognitive con le più recenti conquiste delle neuroscienze, passando per i principali studi sui media di massa e personal, fino ad approdare alla proposta di piste educative praticabili da scuola e famiglia, seguendo l’esempio e invertendo la prospettiva del mio illustre collega Alberto Manzi”.
Come educare al digitale i genitori?
“Il prof. Pier Cesare Rivoltella nella sua prefazione al mio testo sottolinea che ‘i media oggi non sono un’opzione ma un destino, nel bene e nel male’. L’orizzontalità della rete e la disponibilità costante di contenuti ‘on demand’ fruibili in maniera individuale hanno rivoluzionato i paradigmi dell’educazione. Per questo motivo accontentarsi di liquidare la questione educativa all’interno di cornici definitorie come ‘nativi digitali’, ‘millenials’… non soltanto è inutile, ma anche deresponsabilizzante per il mondo adulto. I ragazzi sono certamente bravi a ‘smanettare’ ma, ad esempio, conoscono poco o per niente le logiche del marketing su cui si basano gli algoritmi che decidono quali contenuti dobbiamo vedere per primi o ci vengono consigliati. Un tempo c’erano gli editori orientati politicamente o con ideologie facilmente identificabili, mentre oggi, come ha intuito Bauman, tutto è molto più liquido”.