Roma , lunedì, 25. maggio, 2020 9:00 (ACI Stampa).
La Chiesa in Nicaragua è sempre stata vicina alla popolazione, lì dove l’impegno evangelico è anche un impegno per la promozione umana. Ed è per questo che il vescovo Silvio José Baez, ausiliare di Managua, non ha mai avuto paura di dire quello che c’era da dire. Minacciato di morte, richiamato a Roma da Papa Francesco, ha portato avanti il suo lavoro pastorale. Da Miami, dove si trova con la sua famiglia in esilio e dove è rimasto bloccato per l’emergenza coronavirus, ha lanciato una denuncia fortissima contro il governo nicaraguense: invece di prendere misure preventive, sta promuovendo attività con moltitudini di persone che lo favoriscono.
La videoconferenza è stata organizzata da ISCOM, e il vescovo Baez non ha solo fornito una fotografia della situazione attuale. Ha anche spiegato come si è arrivati alla situazione in Nicaragua, tratteggiando la storia di una popolazione sempre in difficoltà e di una Chiesa sempre in prima linea. E ha sottolineato che la scelta di lasciare il Paese non è mai stata sua, perché il suo cuore è “in mezzo alla gente”.
Ma il Papa – ha raccontato – “all’inizio del 2019 mi ha chiesto di venire a Roma, senza alcuna missione particolare. Mi disse: ‘Non vorrei un altro vescovo martire nell’America Centrale’. In accordo con lui sono stato in diversi posti, non solo a Roma”.
Cosa deve fare la Chiesa in Nicaragua? Deve essere – spiega il vescovo Baez – “sacramento di comunione, accompagnando ogni tentativo di dialogo, anche quando sembra difficile. Deve credere in ogni negoziato possibile, senza autocensurarsi. Non deve cedere al silenzio per la paura di essere perseguitata”.
Il vescovo Baez ha anche sottolineato che i vescovi non sono “chiamati a svolgere compiti politici”, ma semplicemente la gente guarda alla Chiesa “in un vuoto di leadership”. Per quello, la sfida del futuro è quella della formazione dei laici, “ci devono essere cristiani che devono diventare politici” e “un programma pastorale a lunga scadenza alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa”.