Carpi , domenica, 17. maggio, 2020 10:00 (ACI Stampa).
In questa VI domenica di Pasqua ci viene offerto un primo insegnamento sullo Spirito Santo, tratto sempre dai “discorsi di addio” e che abbiamo ascoltato anche domenica scorsa. I testi che la Liturgia propone, ci aiutano ad entrare più profondamente nel mistero pasquale di Gesù. Questo evento, oltre alla Risurrezione di Cristo nel suo vero corpo, comprende anche altri due risvolti importanti, che saranno oggetto di riflessione nelle prossime due domeniche. E cioè l’Ascensione del Signore al cielo, con l’ingresso di Gesù nella gloria di Dio, dove ha portato la nostra umanità fin nel grembo della Trinità e la Pentecoste, ovvero l’invio dello Spirito Santo, frutto del sacrificio di Cristo, quale dono permanente inviato alla Chiesa e nel cuore di ogni battezzato.
Lo Spirito Santo è qualificato come “Spirito di Verità” perché porta in dono Cristo stesso, che è la Verità di Dio. Pertanto, lo Spirito Santo, afferma P. Lagrange, si presenta come maestro di dottrina. Sorge, dunque, la domanda: Ma quale dottrina insegna lo Spirito Santo? Non una dottrina sua propria! Egli insegna esattamente quello che ha insegnato Gesù e, pertanto, protegge i discepoli contro i falsi maestri, e li aiuta a non operare scelte sbagliate. Ci viene, così, rivelato in questo misterioso intreccio quello che le Tre Persone divine compiono in nostro favore: Il Padre è all’origine del progetto d’amore per l’umanità. Egli manda il Figlio in una carne simile alla nostra, con la missione di cercare l’uomo come fa il buon pastore che cerca la propria pecora perduta (Lc. 15,4ss), e così rivela anche il volto amoroso del Padre. Lo Spirito Santo poi ha un compito esplicativo, quello cioè di aiutarci a interiorizzare il messaggio di Gesù per farlo nostro ed essere legati in modo unico e profondo con Cristo e tra di noi.
Il modo in cui il Consolatore istruisce è precisato da un altro verbo: egli “farà ricordare” tutto quello che Gesù ha detto. Lo Spirito è la memoria del Figlio, che fa rimanere i discepoli nella verità trasmessa da Gesù. Ricordare non significa solo riportare in superficie ciò che è sepolto nella memoria, ma, nel contesto del vangelo di Giovanni, significa fare comprendere le parole di Gesù alla luce della fede e percepirne tutta la ricchezza per la propria vita, per la vita della Chiesa e la vita del mondo.
Chi ci offre la possibilità di comprendere, approfondire e vivere le parole di Gesù è lo Spirito Santo. Egli, infatti, è voce che parla al cuore (Gv. 16.13; Rm. 8.26; Gal. 4.6) e ci dice che tutto quello che Gesù ha insegnato, quando era in mezzo a noi, non è arida dottrina, ma Parole di Vita, come ebbe a dire San Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv. 68-69). Inoltre, lo Spirito insegna che il Vangelo non è solo né principalmente un testo di studio, ma codice esistenziale, legge e segnaletica per una vita nuova. Il nostro presente e il nostro futuro, allora, sono compresi dentro un passato. E questo passato è la vicenda storica di Gesù Cristo che, tuttavia, abbraccia tutti tempi e tutti i luoghi rendendoci contemporanei del Signore. Ed è lo Spirito che attua questo miracolo. Lo Spirito Santo è questa “memoria viva”, non ripetitiva, ma creatrice che converte i cuori, suscita la Chiesa e costituisce il principio della sua continuità e della sua infallibilità.
Lo Spirito è dato ai discepoli, ma non al mondo. (14.16-17). Questi non può ricevere lo Spirito di Verità né lo può vedere e neppure conoscere perché nel mondo non c’è la fede. Il mondo di cui parla Gesù è l’umanità che volontariamente si chiude a Cristo, che non lo ama e, in questo modo, rimane priva della Verità che è Lui, preferendo vivere nella menzogna per non dover abbandonare le opere morte. Il mondo, dunque, che rifiuta Cristo non è in grado di offrire la salvezza e rimane in potere del peccato e della morte.