Atalaia do Norte , giovedì, 14. maggio, 2020 16:00 (ACI Stampa).
Nelle scorse settimane i vescovi dell'Amazzonia hanno chiesto al governo brasiliano maggiore attenzione per il Covid-19 che si diffonde sempre più nella regione: “Noi Vescovi dell'Amazzonia, di fronte all'avanzata incontrollata di Covid 19 in Brasile, specialmente in Amazzonia, esprimiamo la nostra immensa preoccupazione e chiediamo maggiore attenzione da parte dei governi federali e statali a questa malattia che si sta diffondendo sempre più in questa regione”.
Così inizia la ‘Nota dei Vescovi dell’ Amazzonia brasiliana sulla situazione dei popoli e delle foreste nei tempi della pandemia di Covid-19’, firmata da 65 vescovi e 2 amministratori apostolici di sei regioni della Conferenza nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), oltre che dal presidente della commissione episcopale speciale per l’Amazzonia, card. Claudio Hummes: “I popoli dell'Amazzonia reclamano un'attenzione speciale da parte delle autorità affinché la loro vita non venga ulteriormente violate. Il tasso di mortalità è uno dei più alti nel paese e la società sta già assistendo al collasso dei sistemi sanitari nelle principali città, come Manaus e Belém. Le statistiche fornite dai media non corrispondono alla realtà. Il test non è sufficiente per conoscere la vera espansione del virus. Molte persone con evidenti sintomi della malattia muoiono a casa senza assistenza medica e accesso a un ospedale”.
Quindi i vescovi dell’Amazzonia brasiliana hanno concluso la nota esortando la Chiesa e la società brasiliana a chiedere misure urgenti su diverse materie: rafforzare le politiche pubbliche, in particolare il Sistema sanitario unificato (SUS); effettuare test sulla popolazione indigena per adottare le misure di isolamento necessarie; fornire l’equipaggiamento di protezione personale raccomandato dall’Oms, in quantità adeguata e con le istruzioni corrette per l’uso e lo smaltimento; proteggere gli operatori sanitari che lavorano sui fronti della salute; garantire la sicurezza alimentare per gli indigeni e le popolazioni tradizionali in Amazzonia.
Per comprendere meglio la realtà brasiliana in questo momento abbiamo contattato padre Alberto Panichella, missionario saveriano, che vive ad Atalaia do Norte, ad Ovest dell’Amazzonia brasiliana, sul confine con il Perù: “Ora c’è l’emergenza della pandemia, associata con l’ingigantirsi delle povertà per chi vive e di espedienti e piccole imprese, commercianti , lavoratori in nero, domestiche, favelas, indigeni, comunità afrodiscendenti...La pandemia ha preso piede gravemente, con quasi 100.000 casi e quasi 7,000 morti. Qui è il luogo dove il virus contagioso e spesso mortale si diffonde più rapidamente. Io mi trovo in Amazzonia, ad Atalaia do Norte, 1.300 km ad ovest della capitale Manaus di questo stato dell’Amazzonia. In questo stato, fornito di pochi ospedali, respiratori e operatori della sanità, la situazione è disastrosa : su 4.000.000 di abitanti, ci sono già 6.000 casi di persone con il virus. Molta gente muore senza ricovero perché non c’è posto, senza test, sepolti in fosse collettive, dove i pochi familiari ammessi danno l’ultimo saluto a una bara dove c’è un’altra persona...
E’ difficile per la gente rispettare le restrizioni che pure ci sono. Alcune comunità ed etnie indigene sono già state raggiunte dal virus e molti sono morti. A questo si aggiungono ragioni politiche di chi é contro l’isolamento sociale”.