Nominato il nunzio in Iraq
Lo scorso 2 maggio, Papa Francesco ha nominato un nunzio specificamente per l’Iraq, nella persona di monsignor Mitja Leskovar, che diventerà arcivescovo e rappresentante del Papa a Baghdad. Non è stato contestualmente nominato anche nunzio in Giordania, e potrebbe essere che per la prima volta ci sarà un rappresentante del Papa destinato solo ad Amman.
La scelta non solo dà una particolare importanza all’Iraq – Paese dove Papa Francesco sarebbe voluto andare in visita quest’anno – ma sottolinea anche l’importanza strategica in Medio Oriente di Amman, la cui nunziatura per ora resta senza un rappresentante pontificio. L’ultimo nunzio in Giordania e Iraq era stato l’arcivescovo Alberto Ortega Martin, che Papa Francesco ha poi destinato alla difficile nunziatura in Cile.
Monsignor Leskovar, nuovo nunzio in Iraq, proviene dalla Slovenia. Giovane (nato nel 1970), è al servizio diplomatico della Santa Sede dal 2001, ha lavorato nella nunziatura in Bangladesh, alla sezione affari generali della Segreteria di Stato, e poi nelle rappresentanze pontificie in Germania ed India. Poliglotta, è chiamato come primo incarico in una nunziatura delicata.
Il 3 maggio, Papa Francesco ha scelto monsignor Henryk Mieczyslaw Jadodzinski come nunzio apostolico in Ghana. Polacco, classe 1969, è anche lui nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 2001. Ha lavorato nelle nunziature di Russia e Croazia, quindi nella sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato vaticana, e poi nelle rappresentanze pontificie in India e Bosnia Erzegovina. Anche lui è poliglotta.
Papa Francesco ha cominciato così ha riempire le caselle vacanti delle nunziature importanti. Attualmente, restano senza nunzio Paesi strategicamente importanti come Regno Unito e Russia.
FOCUS MULTILATERALE
LA Santa Sede sulla proprietà intellettuale
Riprende l’attività multilaterale a Ginevra, con il 60esima serie di incontri dell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale, conosciuta con l’acronimo di WIPO. Tra le varie iniziative recenti, quella di una struttura di ricerca sul COVID 19 chiamato “Patentscope”.
La Santa Sede ha pronunciato il suo intervento lo scorso 7 maggio. La Santa Sede riconosce il ruolo giocato dalla “proprietà intellettuale” nel proteggere la produzione scientifica e artistica e più in generale l’attività inventiva per il bene comune, e sottolinea che c’è anche una dimensione etica e sociale che coinvolge unicamente la persona umana nelle sue azioni.
In particolare, la crisi attuale ha “messo in luce ed enfatizzato il bisogno di comunicare le complessità delle proprietà intellettuali e di metterle nel contesto di cornici innovative e creative”.
La Santa Sede spera che il Patentscope sia “uno strumento critico nel disseminare informazioni sulle tecnologie che altri possono costruire per la lotta globale contro il COVID 19”.
La Santa Sede mette in luce anche le nuove sfide che si proporranno con la trasformazione digitale e l’intelligenza artificiale. Questa non è “neutrale”, ma è piuttosto il risultato di “molte discipline coinvolte ciascuna in una specifica area di responsabilità”.
La Santa Sede “crede che le questioni di etica, diritti umani e settori creativi di mercato sono considerazioni centrali sia nel riesaminare le policy sui diritti intellettuali, sia nell’affermare la nostra responsabilità condivisa e lo scopo comune di assicurare che queste tecnologie emergenti siano sviluppate ed usate eticamente per il bene dell’umanità e dell’ambiente”.
La Santa Sede guarda anche ai prossimi dibattiti del WIPO con un certo interesse. Il primo è l’accordo su uno strumento legale internazionale che garantisca le reale protezione delle risorse genetiche, ma anche la conoscenza tradizionale e le espressioni di cultura popolare il folklore. È un accordo che si è discusso per due anni, e la Santa Sede considera cruciale che lo strumento consideri un ruolo leader a poveri, marginalizzati ed esclusi.
La Santa Sede poi sottolinea che è importante andare avanti nelle negoziazioni del Trattato sulla protezione delle Organizzazioni televisive, e nel meglio sviluppare il sistema del copyright.
FOCUS CORONAVIRUS
Il presidente di Palestina accoglie l’invito a pregare per salvare l’umanità contro il coronavirus
Mahmood Abbas, presidente di Palestina, ha accolto con gioia l’invito dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana di una preghiera digiuno ed opere di carità da tenersi il 14 maggio per salvare il pianeta dal coronavirus.
L’iniziativa coinvolgerà leader religiosi in tutto il mondo, ed è una iniziativa del comitato nato in seguito alla firma del documento della Fratellanza Umana da parte di Papa Francesco e il Grande Imam di al Azhar Ahmed al Tayyeb il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi.
In un messaggio diffuso il 2 maggio, il presidente Abbas sottolinea di cogliere “con gioia” insieme a “tutto il popolo palestinese, musulmani, cristiani, samaritani, l’invito dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana istituito da Sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di al - Azhar alla preghiera del 14 maggio per salvare l’umanità dalla pandemia del Coronavirus”.
Il presidente Abbas ha anche sottolineato che lui “personalmente” parteciperà “a questa preghiera ed invito tutto il mio popolo in Terra Santa a partecipare insieme”.
Repubblica Democratica del Congo, il Cardinale Ambongo coordinatore del Fondo Nazionale di Solidarietà per la lotta contro il COVID 19
Felix Tshisekedi, presidente della Repubblica Democratica del Congo, ha nominato il cardinale Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa, come coordinatore del Consiglio di Amministrazione del Fondo Nazionale di Solidarietà per la lotta contro il COVID 19, conosciuto con l’acronimo FNSCC.
Il consiglio è stato creato lo scorso 6 aprile con un budget di 350 milioni di dollari statunitensi. Obiettivo del comitato è quello di sostenere persone fisiche o giuridiche, operatori e strutture sanitarie, società e qualsiasi altra struttura che svolge attività economica.
Il cardinale Ambongo, che è anche vicepresidente della Conferenza episcopale nazionale del Congo (CENCO), guiderà una squadra di quindici membri, tra cui altri leader di confessioni religiose. Gli altri membri del team sono rappresentanti della società civile e della professione medica, secondo la radio delle Nazioni Unite, Radio Okapi .
La pandemia di coronavirus scoppiata nella Repubblica Democratica del Congo il 10 marzo 2020. Al 29 aprile, nel paese sono stati registrati quasi 500 casi, con 31 decessi e 330 pazienti in trattamento, ha dichiarato il Comitato multisettoriale per la risposta pandemica Covid -19.
La Repubblica Democratica del Congo è il secondo paese dell'Africa centrale più colpito dalla pandemia, dopo il Camerun (1.806 casi e 59 morti). Negli otto paesi di questa regione (Camerun, Repubblica Centrafricana, Congo, Gabon, Guinea Equatoriale, Repubblica Democratica del Congo, Ciad, Sao Tome e Principe), la malattia ha ucciso 104 persone su 3.182 pazienti.
Coronavirus, la Polonia invia aiuti al Vaticano
Lo scorso 8 maggio, un carico di mascherine e gel disinfettante donato dall’azienda polacca PKN Orlen è arrivato in Vaticano, dove è stato consegnato al Cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere pontificio. L’operazione è stata gestita dall’Ambasciata di Polonia presso la Santa Sede.
I camion hanno portato in dono 705.000 mascherine monouso, 30 mila mascherine professionali della ditta polacca Brubeck, 3600 contenitori di disinfettante per le mani da 5 litri, 3.200 contenitori di liquido disinfettante per le superfici da 5 litri e 10 mila tute protettive.
La Polonia è così tra le tante nazioni che hanno cooperato con la Santa Sede nell’affrontare l’emergenza coronavirus. La scorsa settimana, in vista del centenario della nascita di San Giovanni Paolo II, il presidente polacco Andrzej Duda aveva avuto un colloquio telefonico con Papa Francesco.
FOCUS LIBERTÀ RELIGIOSA
Il rapporto degli Stati Uniti sulla libertà religiosa
Lo scorso 28 aprile, la Commissione degli Stati Uniti sulla Libertà Religiosa Internazionale (USCIRF) ha pubblicato il suo rapporto annuale, che si riferisce al 2019. Secondo il rapporto, ci sono stati notevoli progressi in Sud Sudan e in India.
Secondo Tony Perkins, che guida l’USCIRF, “la situazione in Sudan dimostra che la nuova leadership, con volontà di cambiare, può velocemente portare a miglioramenti tangibili”.
Il rapporto segnala anche progressi importanti in Uzbekistan. Secondo il rapporto, 14 nazioni sono “posti di particolare preoccupazione”. Sono Myanmar, Cina, Eritrea, Iran, Corea del Nord, Pakistan, Arabia Saudita, Tajikistan, Turkmenistan, India, Nigeria, Russia, Siria e Vietnam.
Altre 15 nazioni sono tra gli osservati speciali del Dipartimento di Stato, perché hanno sperimentato grandi violazioni. Queste sono Cuba, Nicaragua, Sudan, Uzbekistan, Afghanistan, Algeria, Azerbaijan, Bahrain, Repubblica Centrafricana, Egitto, Indonesia, Iraq, Kazakhstan, Malesia e Turchia.
Il rapporto identifica anche sei attori non statali di particolare preoccupazione: al Shabaab in Somalia, Boko Harm in Nigeria, gli Houthi in Yemen, lo Stato Ilsamico nella provincia Khorasan in Afghanistan e i Talebani in Afghanistan, insieme all’Hay’at Tahrir al Sham in Siria.
FOCUS CORPO DIPLOMATICO
Due ambasciatori presso la Santa Sede si congedano
Il 9 maggio, Papa Francesco ha ricevuto due ambasciatori in visita di congedo.
Dopo un solo Amal Mussa Hussain Al-Rubaye termina il suo incarico come ambasciatore di Iraq presso la Santa Sede. Aveva presentato le lettere credenziali il 27 aprile 2019, prendendo il posto dell’ambasciatore Berzinji, che si è candidato alle elezioni presidenziali in Iraq.
Si congeda anche l’ambasciatore Antonius Agus Sriyono, che era ambasciatore di Indonesia presso la Santa Sede dal 2016. Sriyono aveva avviato l’organizzazione di un viaggio papale in Indonesia, previsto per settembre. Il viaggio, che avrebbe toccato anche Papua Nuova Guinea e Timor Est, non dovrebbe aver luogo. In tempo di coronavirus, l’organizzazione si è fermata: troppo difficile per lo staff del Papa andare sul posto a preparare il viaggio, anche perché sarebbero stati costretti a 14 giorni di quarantena ad ogni passaggio.
Campus Biomedico e Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede siglano un accordo
Un accordo per garantire agevolazioni sull’assistenza sanitaria è stato siglato la scorsa settimana tra il Campus Biomedica e il Corpo Diplomatico Accreditato presso la Santa Sede.
L’accordo fa parte del Programma Health and Diplomacy coordinato dal professore Massimo Maria Caneva presso il Policlinico
Universitario. In questo particolare momento, il policlinico ha anche creato un COVID Center totalmente indipendente dalla struttura ospedaliera e attivo da più di un mese con posti letto di terapia intensiva e assistenza di secondo livello.
L’ambasciatore George Poulides, decano del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ha anche voluto visitare il Campus Biomedico, esprimendo molto apprezzamento.
Paolo Sormani, direttore generale del Campus Biomedico, ha sottolineato che “l’intento del Programma Health and Diplomacy è quello di porre i presupposti per un nuovo dialogo tra gli ambienti scientifici relativi
alla salute preventiva ed assistenziale con quelli della Diplomazia”.