Seppur era un sacerdote di grande raccoglimento, i suoi contemporanei lo ricordano come una persona molto attiva ed ilare. Nella sua Regola per i suoi sacerdoti volle inserire questi elementi come tratti distintivi della spiritualità pallottina.
Terziario francescano, nella sua giovinezza desiderò indossare l'abito del serafico padre nell'Ordine cappuccino, ma ciò gli fu impedito per la scarsa salute. Ciò non lo fermò nel proposito di vivere come un francescano, distaccato dai beni terreni e legato a quelli del cielo.
Il suo pregare era fatto di azione, in aiuto agli altri e di contemplazione dei misteri del Regno. Questo insegnava a chi faceva parte della Società: ad essere sempre in contatto con Dio.
Il santo viveva sempre assorto in Dio, tanto da vederlo, senza cappello, in strada in quanto si sentiva alla presenza di Dio. Contemplare è il verbo presente nel suo vivere la fede.
Immagina, spesso, di pregare, con tutto il creato, i santi e gli angeli per lodare e ringraziare Dio.
Nel corso del suo cammino ebbe il privilegio di aver intuito la grandezza di Dio con doni straordinari. Leggeva nelle coscienze e vedeva realtà che pochi riuscivano ad intuire.
I testimoni hanno riferito che conosceva la data della sua scomparsa.
Questo, però, lo tenne sempre in una profonda umiltà, riconoscendosi come un nulla e riservando a Dio, il Tutto.
La sua umiltà fu profonda e sentita come il suo modo di fare l'esame di coscienza, che compiva tre volte al giorno, basato sul riconoscimento dell'Amore di Dio per l'umanità fragile e bisognosa di misericordia.
Per San Vincenzo Dio è il centro della vita dell'uomo, in quanto ne è essenza e l'uomo dipende dal suo Creatore, in virtù di quell'atto che si fece Redenzione sulla croce.
Preghiera ed azione rappresentano un unicum di difficile scissione. Per questo, mentre fa del bene o è assorto, in preghiera, nella cappella dell'Ospedale, non muta il suo animo ma lo mantiene in questo stato.
Questo modo di essere lo lasciò ai laici che collaborarono con lui, alla sua Congregazione ed a coloro che si sentono suoi figli.
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Di animo caritatevole, donò il suo mantello ad un povero in una giornata, grigia e piovosa, prendendosi una brutta polmonite. Il 22 gennaio 1850 spirò, felice di poter essere per l'eternità alla presenza di quel Padre che aveva reso infiniti quegli attimi di esistenza, trascorsi sulla terra.