Roma , sabato, 2. maggio, 2020 10:00 (ACI Stampa).
Farsi carico di chi ha più bisogno oggi a causa, spesso, della perdita del lavoro. Ieri, Festa del lavoro e dei lavoratori vissuta in tutta Italia nell’incertezza totale. La Chiesa italiana non è rimasta con le mani in mano.
Sono tante, infatti, le iniziative promosse in diverse diocesi come a Milano che ha istituito il “Fondo San Giuseppe” in collaborazione con il Comune di Milano. “Abbiamo deciso di creare un fondo speciale per esprimere la nostra prossimità e offrire un pronto soccorso a coloro che a causa della epidemia in atto non hanno alcuna forma di sostentamento”, ha spiegato l’arcivescovo, Mario Delpini. Il Fondo è partito con una dotazione iniziale di 4 milioni ed oggi è arrivato a 15 milioni di euro. Risorse dedicate ai disoccupati a causa della crisi Covid-19, ai dipendenti a tempo determinato cui non è stato rinnovato il contratto, ai lavoratori precari, ai lavoratori autonomi, alle collaboratrici familiari e altre categorie di lavoratori fragili.
Dedicato a Santa Barbara il fondo istituito in questi giorni dalla diocesi di Rieti guidata dal vescovo Domenico Pompili. “In un territorio come il nostro, già provato dal terremoto, i problemi si fanno anche più gravi. Il virus sembra tagliare le gambe a quel poco che si era riusciti a mettere in piedi. Ma non sarà così se rimarremo solidali”, ha detto Pompili evidenziando che “siamo tutti connessi gli uni agli altri. Insieme dovremo essere capaci di cogliere le nuove opportunità che si fanno avanti e tra queste la prima è la ricostruzione, perché il comparto edilizio è determinante per riavviare economia e consumi”. Il Fondo, con una dotazione di 500mila euro, provenienti dall’8 per mille, si rivolge a quanti si trovano in difficoltà economica in conseguenza della pandemia di coronavirus, per sostenere il reddito di chi ha difficoltà. Le famiglie riceveranno per tre mesi un contributo pari alla differenza tra il loro attuale reddito e il reddito costituito dalla soglia di povertà assoluta, determinato dall’Istat in base al numero dei membri del nucleo familiare, alla loro età, al luogo di residenza, spiega la diocesi reatina.
A Ragusa la diocesi, ha distribuito alimenti, generi di prima necessità, con il sostegno ad alcune spese essenziali. Ma questo – spiega l’Ufficio pastorale del lavoro - è anche “il tempo propizio per progettare qualcosa per il dopo emergenza sanitaria”. E, in collaborazione con la Fondazione San Giovanni Battista della diocesi sta promuovendo una raccolta fondi a beneficio di coloro che hanno perso il lavoro, di chi un lavoro non ce l’ha, di chi ha un lavoro precario. “Un segno per dire che siamo vicini alle ferite della gente. Desideriamo dare il nostro contributo perché il lavoro rappresenta, oggi forse più di ieri, la restituzione della dignità ad ogni persona”, spiega il presidente della Fondazione, Renato Meli.
La diocesi, insieme al comune di Comiso, gestirà un “Patto di solidarietà diffusa” per affrontare l’emergenza economica conseguente allo stop alle attività per evitare la diffusione del Covid-19. Il Patto è stato attivato per venire incontro, in particolare, a quei nuclei familiari e quelle persone che non beneficiano di alcun ammortizzatore sociale o che non rientrano nel novero di persone abitualmente seguite dai Servizi sociali. Un patto sottoscritto dal sindaco di Comiso, Maria Rita Schembari e dal vescovo Carmelo Cuttitta ed ha una durata di tre mesi e “potrà essere, in caso di bisogno, ulteriormente prorogato”.