Roma , sabato, 2. maggio, 2020 12:30 (ACI Stampa).
Una madre, Lucia, vive sola con il figlio adolescente Gabriel. Nella loro casa aleggia l’assenza di Anna, morta di leucemia. Anche il marito, incapace di reggere questo evento, li ha lasciati soli. Lucia tenta di sopravvivere al lutto dedicandosi interamente alla cura di malati terminali dell’hospice nel quale lavora come infermiera. Sono loro che riescono a strapparle un sorriso e saranno per lei maestri inconsapevoli.
E’ questa la premessa del film “Al Dio Ignoto” di Rodolfo Bisatti. La programmazione in sala è stata rimandate per la pandemia, ma proprio in questo periodo in cui la morte ha colpito molte famiglie il film assume un significato particolarmente intenso.
L’anteprima nella mostra “Della Materia Spirituale dell’Arte” a fine 2019, e ora la possibilità di vederlo a casa, sulla piattaforma Chili sia nella versione acquistabile, sia a noleggio.
Si tratta del quinto lungometraggio di Bisatti che spiega: “Ho voluto girare in Hospice reali, a contatto con i pazienti, ed è stata un’esperienza molto intensa perché c’è una grande pace quando l’osservazione si concentra sulla sacralità del dono della Vita nel momento in cui si spoglia dell’accessorio.
Con umiltà e riguardo, io e i miei collaboratori, ci siamo posti di fronte a chi è prossimo a quell’incredibile passaggio e abbiamo osservato le loro mani, i loro gesti, gli occhi, ascoltato le loro parole”. Il regista ha lavorato a lungo con Ermanno Olmi che gli ha dato l’idea del progetto e ha coinvolto Bisatti nelle riprese di uno dei primi Hospice esistenti, una vera rarità dell’epoca perché le cure palliative non erano ancora state riconosciute ed inserite nel nostro Sistema Sanitario Nazionale.