Padova , venerdì, 1. maggio, 2020 18:00 (ACI Stampa).
I giorni di un innamoramento, la fine del dolce sogno d'amore, l'ingresso in magistratura, la coscienza della propria scelta e del proprio compito, il dolore per l'assassinio di Aldo Moro e per la morte di Papa Paolo VI...Le messe e le soste in chiesa, la preghiera e il pensiero costantemente rivolto a Gesù, per chiedere aiuto, luce, conforto.
La vita di Rosario Livatino appare come un fitto intreccio di eventi minimi, di tragedie storiche, di un cammino interiore che coincide con il formarsi di una consapevolezza chiara del proprio compito al servizio della giustizia e della comunità vissuta non solo come un dovere ma come una missione, fino al sacrificio della vita.
"Il giudice ragazzino", come è stato definito, forse inizialmente con intento dispregiativo o comunque riduttivo, e che poi è diventato il titolo di un film a lui dedicato, è stato un giovane uomo con tutte le passioni e i sogni della gioventù, i suoi slanci e anche le sue disillusioni, ma sempre con una visione "alta" della sua professione, ed è in questa umanità profonda che è sbocciato il fiore della sua santità, la sua adesione totale alla propria umanità e al proprio destino, vissuto sempre "sotto lo sguardo di Dio". Tra fede, lavoro, sentimenti, ironia, amore, per le piccole e grandi cose dell'esistenza. Le sue "agendine", in particolare, appunti dell'esistenza quasi quotidiani, raccolti dal 1978 al 1990, disegnano in filigrana il profilo di questo magistrato destinato a diventare beato.
Si possono leggere, con commozione e coinvolgimento, nel libro appena pubblicato dalle Edizioni Messaggero Padova, di cui è autore Michelangelo Nasca, dal titolo "Rosario Livatino. Sotto lo sguardo di Dio". Insieme alla ricca selezione di queste annotazioni che descrivono gli stati d'animo, le preoccupazioni e le gioie vissute dal giudice, nel libro vengono presentati i testi di due conferenze pubbliche tenute da Livatino, su temi impegnativi quali "Il ruolo del giudice nella società che cambia" e quello del rapporto tra fede e diritto, da cui, in particolare, annota Nasca, "emerge la fierezza di appartenere all'esperienza di fede cristiana. La giustizia che il magistrato è chiamato ad amministrare, secondo le affermazioni e la sensibilità di Rosario Livatino, innanzitutto, ha a che fare con Dio!".
Rosario nasce in Sicilia, a Canicattì, il 3 ottobre 1952; fin da piccolo appare molto portato allo studio, ma anche pronto ad impegnarsi nel sociale, come fa attraverso la sua attività nell'Azione Cattolica. Dopo la laurea in giurisprudenza, nel 1978 entra in magistratura presso il tribunale di Caltanissetta e poi passa a quello di Agrigento. In breve tempo si crea molti, pericolosi nemici: si occupa di quella che sarebbe esplosa come la Tangentopoli siciliana, mettendo a segno numerosi colpi contro la mafia, a cui confisca molti beni.