Ginevra , venerdì, 1. maggio, 2020 16:00 (ACI Stampa).
Un protocollo per definire quando le celebrazioni religiose sono in sicurezza sanitaria. Lo ha stabilito l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo aver stabilito un tavolo che includeva organizzazioni cattoliche, in generale cristiane, musulmane, buddhiste, animiste. Ne è venuto fuori un paper esplicativo di sei pagine, un diagramma che definisce le caratteristiche che rendono le celebrazioni sicure, e un ringraziamento finale alla ventina di organizzazioni che hanno preso parte alla stesura delle linee guida.
In particolare, la Chiesa Cattolica era rappresentata dal Focal Point sulla Salute e l’HIV di Caritas Internationalis a Ginevra e dalla CAFOD, organizzazione da cui proviene don Augusto Zampini, nuovo segretario aggiunto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che è alla guida della task force vaticana per contrastare gli effetti del coronavirus.
I protocolli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità vengono da una esperienza precedente: quella del contrasto al virus Ebola in Africa. Lì, le norme sanitarie sono difficili da far rispettare, ed è praticamente impossibile impedire le funzioni religiose. Le organizzazioni religiose si erano dunque riunite per trovare un modo sicuro di far svolgere alcune celebrazioni, e quella esperienza è stata trasposta sul documento sul COVID 19.
Un documento che riconosce subito come “i leader, le organizzazioni e le comunità religiose” possono svolgere “un ruolo fondamentale nel salvare le vite e ridurre il contagio”, condividendo passi “chiari e certificati per prevenire il COVID 19” e dunque aiutando ad evitare il contagio.
Il documento dell’OMS ha lo scopo di “assicurare che ogni decisione di riunire persone per ragioni di culto, educazione e incontri sociali sia basato su una concreta valutazione dei rischi e in linea con le linee guida della autorità nazionali e locali”.