Cristo ci invita a riconsegnare tutto a lui, e questo è “l’unico modo d i riprendere gli orizzonti dell’eternità”. Per questo, si deve “riconsegnare a Dio tutta la nostra esistenza, perché il Signore ci possa consolare, liberare, guarire e ci possa accompagnare in questo tempo”.

La consueta Messa dal Santuario del Divino Amore della Diocesi di Roma è celebrata questa settimana da don Benoni Ambarus, direttore della Caritas di Roma. E questi, dopo una preghiera iniziale a Santa Caterina da Siena, va ad analizzare il passo del Vangelo di oggi, la preghiera che Gesù fa al Padre, che ha rivelato tutto ai piccoli.

Don Ambarus nota che “Dio ha invertito le cose, ha rivelato tutto non a coloro che noi ci aspetteremmo, ma ai piccoli.”. Questo significa che “Dio diventa confidente soprattutto di coloro che sono piccoli, che non hanno gli strumenti, che non hanno studiato perché la confidenza con il Padre è un suo dono. Nessuno di noi può dire di potersi studiare la confidenza con il Padre”.

Quindi, la preghiera di Gesù diventa un invito, dice don Ambarus. Gesù dice: “Venite a me: voi se siete stanchi o oppressi, se vi sentite schiacciati dalla vita, dai pesi, venite a me, io vi ristorerò”. E il direttore della Caritas sottolinea che in questo modo “ogni giorno cominciamo la nostra giornata come un dono di Dio”.