Roma , mercoledì, 29. aprile, 2020 18:00 (ACI Stampa).
Zuzana Caputova, la presidente della Slovacchia, avrebbe dovuto avere una udienza con Papa Francesco all’inizio di giugno. Ed è probabile che la conversazione tra i due avrebbe anche toccato un pezzo di storia della Slovacchia che non va dimenticato: la cosiddetta “notte barbarica”, il brutale attacco del governo comunista ai monasteri nella notte tra il 13 e il 14 aprile 1950: ne furono distrutti 76, lasciando per strada 1200 monaci. L’operazione di distruzione proseguì con un processo che metteva sotto accusa i dirigenti della chiesa e li incarcerava. Per questo, il 13 aprile in Slovacchia è “la giornata dei perseguitati ingiustamente”.
Un tema, questo, che Papa Francesco non ha mancato di sollevare più volte. La visita della presidente non è ancora stata confermata, e potrebbe essere posticipata a causa della pandemia del coronavirus. Ma il 15 aprile, la presidente Caputova e Papa Francesco hanno avuto un colloquio telefonico. La presidente ha spiegato a Papa Francesco le misure in atto per contenere la pandemia, e ha poi dichiarato che “ciò di cui abbiamo bisogno oggi è la globalizzazione della compassione”, e che spera che la situazione farà comprendere che “siamo tutti nella stessa barca e abbiamo bisogno soprattutto di mutua assistenza e cooperazione”. Papa Francesco ha sottolineato la sua volontà di stare vicino ai fedeli attraverso i media, e ha chiesto di prendersi cura dei più anziani, perché sono la memoria della società.
Ovviamente, il tema della pandemia ha sovrastato tutto. Ma i settanta anni dalla “notte barbarica” sono senz’altro un evento da ricordare. Ha portato martiri morti in prigionia, tra cui tre beati (Pavel Peter Gojdic, eparca di Presov; Vasil’ Hopko, ausiliare di Presov; Zdenka Schelingova, religiosa), e una ferita profonda nella storia della Chiesa. Ma ha anche costituito la prova che la fede non si può annientare.
I comunisti l’avevano chiamata “Azione K”, e la avevano studiata sin dal 1948, quando avevano preso il potere. Il motivo è che consideravano gli ordini religiosi il nemico più pericoloso per la presa che avevano per la popolazione.
Nel febbraio 1950, la presidenza del Partito Comunista Cecoslovacco approvò l’operazione. E così, tra il 13 e il 14 aprile, gli agenti di sicurezza invasero 56 monasteri maschili di 11 ordini religiosi arrestando 881 persone.