Dubrovnik , giovedì, 10. settembre, 2015 16:00 (ACI Stampa).
Era stato tra i primi Paesi firmatari della Convenzione, e non sorprende che alla Prima Conferenza di Revisione della convenzione sulle munizioni a grappolo la Santa Sede non solo difenda il trattato, ma mette in luce la questione “non secondaria” del finanziamento, che gli Stati dovrebbero mettere a disposizione in “maniera perenne,” perché “ne va della effettiva messa in pratica” della convenzione stessa.
Ne parla Silvano Maria Tomasi, arcivescovo, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra, in un discorso tenuto in francese durante la conferenza di revisione, che si è tenuta a Dubrovniki, lo scorso 7 settembre. L’impegno per il disarmo della Santa Sede – con l’obiettivo finale del disarmo integrale – passa anche per la partecipazione alle convenzioni che limitano l’uso delle armi, e che restringano il campo dell’uso delle armi.
L’esempio della negoziazione della Convenzione sulle Munizioni a Grappolo, firmata nel 2008, ne è una prova. La Santa Sede partecipò attivamente a quella negoziazione, e fece inserire nel trattato il diritto all’assistenza per le vittime, un diritto che non esiste in altri trattati.
Si può comprendere allora perché la Santa Sede ci tenga moltissimo alla conferenza di revisione, anche perché la Convenzione – spiega l’arcivescovo Tomasi – è diventato “uno strumento esemplare.” Il nunzio sottolinea che si deve “guardare allo spirito più fondamentale di questa convenzione,” vale a dire il porre “la persona umana, in particoalre le vittime, al centro delle nostre preoccupazioni.” Per questo, l’obiettivo è di “continuare a rafforzare la norma,” “mettere l’accento sulla prevenzione,” senza sfuggire alle responsabilità, cercando di mettere in pratica “della misure concrete” che obblighino quanti hanno contratto la Convenzione a rispettarne le norme. Misure che hanno bisogno di “mezzi finanziari” perché gli obiettivi della Convenzione vengano realizzati.
Spiega l’arcivescovo Tomasi: “A questo punto, la grande sfida della Convenzione è quella di dotarsi dei mezzi amministrativi e finanziari che le permettano di essere efficace. A questo livello, la responsabilità è collettiva, e dunque il fardello economico deve essere diviso in maniera giusta. Una traduzione concreta degli impegni è indispensabile per terminare il lavoro cominciato.”