Città del Vaticano , domenica, 19. aprile, 2020 15:00 (ACI Stampa).
Anche in questo 2020 così particolare siamo arrivati al termo del pellegrinaggio stazionale. Si giunge alla Basilica martiriale di san Pancrazio sulla via Aurelia per il rinnovo delle promesse battesimali.
Il giovane martire era già considerato "difensore" dei giuramenti e delle promesse. Nel cuore di Monteverde a Roma, poco fuori la porta Aurelia, la basilica martiriale paleocristiana, San Pancrazio è inserita in una vasta area funeraria all’aperto e insistente sulle gallerie di una interessante catacomba.
La basilica fu costruita per volere di Papa Simmaco (498-514) sul luogo di sepoltura del famoso martire giovinetto, venerato come vendicatore e custode dei giuramenti.
Il quattordicenne Pancrazio, rimasto orfano, era giunto a Roma dalla Frigia, insieme allo zio Dioniso. Entrambi si erano convertiti ben presto al cristianesimo e furono martiri della persecuzione di Diocleziano.
In età barocca la basilica paleocristiana di San Pancrazio fu oggetto di restauri imponenti e di grandi opere di abbellimento. Nel 1662 la basilica venne affidata alla gestione dei Carmelitani scalzi, che ancora oggi la curano. Nel 1849, la basilica si trovò a far parte della prima linea del fronte tra i francesi del generale Oudinot, intervenuti in soccorso del pontefice Pio IX e i garibaldini, accorsi a difendere la Repubblica Romana. I danni all’antica struttura furono notevoli, alla distruzione e ai saccheggi si aggiunse la profanazione delle reliquie del martire, conservate in un’urna di porfido e peperino: le ossa vennero irrimediabilmente disperse, infatti oggi nella chiesa ci sono reliquie di S. Pancrazio, ma provenienti dal Laterano.