Il Papa ha scelto una via che permetta, lo dice espressamente, al giudice di essere vicino ai fedeli, quasi di andar loro incontro.
Il numero dei matrimoni falliti aumenta e molti di questi sono nulli per la Chiesa, intende il Papa, e per questo “la carità dunque e la misericordia esigono che la stessa Chiesa come madre si renda vicina ai figli che si considerano separati.”
Ma il Papa non intende creare una forma di “divorzio cattolico” e scrive. “Ho fatto ciò, comunque, seguendo le orme dei miei Predecessori, i quali hanno voluto che le cause di nullità del matrimonio vengano trattate per via giudiziale, e non amministrativa, non perché lo imponga la natura della cosa, ma piuttosto lo esiga la necessità di tutelare in massimo grado la verità del sacro vincolo: e ciò è esattamente assicurato dalle garanzie dell’ordine giudiziario.”
Ecco allora che il ruolo del vescovo diventa fondamentale. Non solo è giudice nel processo breve, ma è colui che decide la formazione del tribunale diocesano, e, nel caso sia un metropolita, segue gli appelli delle diocesi della sua metropolia prima che vadano a Roma, alla Rota.
I vescovi hanno in effetti un grande potere nel segno della collegialità, possono organizzare il tribunale diocesano e sta a loro decidere se due coniugi possano accedere al processo breve, avendo chiarezza della nullità del loro matrimonio, o no.
Si apre così alle “masse” soprattutto in alcuni paesi dove è difficile raggiungere i tribunali interdiocesani. Un altro impegno del vescovo è quello ad “abbassare i costi” in accordo con le Conferenze Episcopali. Un problema che riguarda solo alcuni paesi, perché nella maggioranza dei casi i processi sono gratuiti. La stessa Rota Romana procede gratuitamente nell’ 80 per cento dei casi.
Il vescovo ha anche l’autorità di respingere un appello in caso di mancanza di argomenti, e in questo senso diventa grande la sua responsabilità morale perché dipende dal suo giudizio se una delle parti ha diritto o meno a voler difendere la validità del suo matrimonio.
Il processo breve, 30 giorni più 15 per approfondimenti, in effetti è più una presa d’atto di una situazione evidente. E anche qui è il vescovo a decidere.
Ma i vescovi sono preparati ad essere “giudici”? Certo lo sono in senso teologico, ecclesiale, ma quanto al diritto canonico non è sempre facile trovare un pastore in grado di essere anche un buon giudice istruttore. Per questo il vescovo potrà avvalersi di assessori e di un tribunale appositamente creato. Ma pur sempre sotto la sua autorità.
Non sarà certo facile l’adeguamento alla nuova legge della Chiesa che entra in vigore tra 2 mesi, all’inizio del Giubileo della Misericordia. La Chiesa offre così a coloro che davvero hanno problemi di coscienza la possibilità di chiarire e appurare la verità sul loro matrimonio in modo certo e veloce.
Il Papa si riserva di fare anche un adeguamento della Rota Romana che ha bisogno di una legge speciale.
Ora il lavoro più impegnativo è proprio quello dei vescovi e dei tribunali diocesani come ha ricordato monsignor Dimitri Salachas esarca per i cattolici greci di rito bizantino, che ha fatto parte della Commissione voluta dal Papa insieme al cardinale Coccopalmerio, al decano della Rota ed altri specialisti.
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Non sarà facile, ha detto, perché purtroppo la cultura canonistica è scarsa nel mondo. Ed ha chiesto che sia proprio la Rota ad aiutare le Chiese locali a rendere realtà le nuove norme.