Roma , sabato, 11. aprile, 2020 10:00 (ACI Stampa).
Una Settimana Santa a porte chiuse quella che abbiamo vissuto e che rimarrà sicuramente nella storia. Una Settimana Santa e una Pasqua che ha messo e mette a dura prova i credenti che seguono i vari riti da casa attraverso diversi mezzi di comunicazione. Quindi nessuna lavanda dei piedi, né processioni né veglie di Pasqua nelle Chiese. A celebrare sacerdoti e vescovi ma senza concorso di popolo.
Pasqua insolita e priva anche di quei simboli e gesti molto seguiti dai fedeli come le processioni del Venerdì Santo che in Italia hanno una tradizione ancora molto viva. Ma, come sappiamo, le norme di distanziamento sociale e di sospensione delle attività pubbliche hanno avuto un notevole impatto sulla vita delle diocesi e parrocchie che hanno dovuto inventarsi di tutto per essere “presenti” trovando nuovi strumenti di dialogo con i fedeli, per mantenere un contatto e provare a riempire un voto che si è venuto a creare.
In un messaggio l’eparca della chiesa di rito cattolico-bizantino di Lungro, Donato Oliverio, ha parlato di Eparchia “oggi irriconoscibile” evidenziando che “dentro le nostre Chiese deserte si leva la preghiera incessante al Dio della vita per l’Italia e il mondo”.
I vescovi italiani in questi giorni non hanno fatto mancare i loro messaggi ma anche alcuni gesti significativi a partire proprio dalle zone più colpite dal male di queste settimane. Il vescovo di Bergamo, Francesco Beschi, ha scelto la chiesa dell'ospedale “Papa Giovanni XXIII” per la celebrazione del Giovedì Santo. “Un luogo - ha detto - che rappresenta il segno della cura dei malati contro un morbo aggressivo e distruttivo”. Il presule ha definito gli ospedali che hanno accolto i malati, le residenze per anziani i paesi e le case “Cenacoli in cui Gesù spezza il pane dell'amore e versa il vino del sacrificio”. “Quella per i sacerdoti è da parte mia preghiera riconoscente. Il Giovedì Santo è il giorno che ci accomuna. Vi ringrazio - ha detto il vescovo di Bergamo - per aver fatto sentire in molti modi la vicinanza del Signore”. “Nel Giovedì Santo c'è il gesto d'amore più grande di Gesù che consegna se stesso e invita noi a consegnare noi stessi. C'è il gesto dell'amore che diventa dono, non solo servizio, ma dono autentico. È questo ciò di cui abbiamo bisogno”. Mons. Beschi anche ieri sera ha celebrato nella chiesa dell’ospedale l'Azione liturgica del Venerdì Santo. A Bologna il card. Matteo Zuppi ha percorso, con la croce, i viali dell’Ospedale Sant’Orsola senza fedeli. Un luogo, l’ospedale, dove “normalmente c’è tanta sofferenza e dove in queste settimane ce n’è tanta di più”, ha detto il porporato.
Ha scelto un ospedale, ieri, anche il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, che ha guidato uno speciale momento di preghiera facendo giungere, dalla pista dell’elisoccorso del nosocomio cittadino, la propria voce amplificata alle stanze di degenza. Napolioni era stato ricoverato presso l’Unità Operativa di Pneumologia dell’Ospedale per Covid 19 e da pochi giorni è tornato a casa. La sua presenza e le sue parole sono state un segno di condivisione e un messaggio di speranza per quanti ancora stanno affrontando le fatiche della malattia e di gratitudine per chi presta il proprio impegno professionale in questa situazione di prova.