La Santa Sede vede in questo cessate il fuoco globale anche una possibilità di muovere le pedine diplomatiche per favorire processi di pace. In più, la crisi umanitaria potrebbe aver avviato una ulteriore apertura verso la Cina. Si parla, ma non è confermato da nessuna delle fonti, di contatti con il Cardinale Pietro Parolin per organizzare un viaggio del Papa a Wuhan alla fine della crisi.
Coronavirus, la possibile emergenza in Siria
Il Cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, ha descritto la drammaticità della situazione nel Paese in una intervista con il Sir. “Dobbiamo cercare di farci trovare preparati ad una diffusione del contagio, e per questo stiamo cercando di reperire dei respiratori polmonari e dispositivi di protezione”, ha detto.
I casi di Covid 19 in Siria sono 16 (dati aggiornati al 2 aprile), con due decessi, e le misure restrittive del governo per bloccare la diffusione del contagio arrivano fino al coprifuoco.
Papa Francesco ha mostrato più volte una particolare attenzione per la Siria. Dalla preghiera per la pace in Siria e in Medio Oriente del settembre 2013, fino alla decisione di creare cardinale il nunzio in Siria, passando per gli innumerevoli appelli per una risoluzione del conflitto. Gli ultimi appelli di Papa Francesco hanno riguardato, in particolare, i combattimenti nella zona di Idlib, dove è in corso una grave crisi umanitaria.
La nunziatura ha messo in piedi, con la Fondazione AVSI, anche il progetto “Ospedali aperti”, che il potenziamento di tre ospedali cattolici non profit che danno accesso gratuito alle cure mediche per i siriani poveri, e che fino ad adesso ha fornito oltre 33700 trattamenti.
La preoccupazione del nunzio riguarda in particolare i “6 milioni di siriani sfollati interni e i carcerati più vulnerabili”, perché almeno un milione di loro sono “in campi di fortuna, carenti del tutto dal punto di vista igienico e sanitario”.
Yemen, una tregua per affrontare l’epidemia
La Santa Sede è fino ad ora uno dei pochissimi attori internazionali a fare riferimento al conflitto nello Yemen. Tra questi, l’appello di Papa Francesco il 3 febbraio 2019, in cui si metteva in luce la crisi umanitaria. Appello che non era rimasto senza conseguenze, e aveva aiutato l’apertura di un canale di soccorsi.
La situazione era rimasta critica. Nella scorsa settimana, è entrato in vigore il cessate il fuoco, chiamato per contrastare la diffusione del Covid 19. Lo Yemen è uno dei pochi Paesi al mondo risparmiati dalla pandemia, perché tra i Paesi più isolati.
Da cinque anni, lo Yemen è martoriato da un conflitto armato tra opposte fazioni sostenute rispettivamente dalla coalizione sunnita a guida saudita e, meno apertamente, dall’Iran sciita.
La tregua è stata convocata dal colonnello Turki al-Maliki, della coalizione saudita che si contrappone ai ribelli Houthi. Al Malki ha sottolineato che la tregua risponde all’appello delle Nazioni Unite per il cessate il fuoco globale, e ha rimarcato che il cessate il fuoco potrebbe anche essere esteso per “discutere proposte, azioni e meccanismi per una tregua sostenibile e una soluzione politica in Yemen”.
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La situazione in Yemen è forse la peggiore crisi umanitaria al mondo. Negli scontri, si calcola siano morte 100 mila persone, in gran parte civili, mentre la popolazione è decimata e stremata da malnutrizione, fame e malattie, dovute anche alla scarsa igiene e alla carenza di acqua potabile.
Terrasanta, Libano, Ucraina, Centro America
È una Pasqua particolare in Terrasanta, dove per la prima volta è stato chiuso il Santo Sepolcro e dove le celebrazioni sono state condotte seguendo le norme di sicurezza. La Santa Sede guarda comunque continuamente a Gerusalemme, e un appello sulla risoluzione del conflitto israelo-palestinese è praticamente sempre presente negli urbi et orbi di Papa Francesco.
Anche il Libano ha vissuto una situazione complessa, con una serie di proteste in piazza che hanno visto anche la presa di posizione delle Chiese locali. Ma il Libano è anche il luogo designato dai vescovi della Conferenza Episcopale delle Regioni Arabe per una Giornata Mondiale della Gioventù dedicata proprio ai giovani del Medio Oriente, da tenersi il prossimo anno. C’è la forte consapevolezza che il modello del Libano è fondamentale per mantenere gli equilibri nella Regione del Medio Oriente.
La situazione in Ucraina è stata oggetto di particolare attenzione da parte di Papa Francesco, che lo scorso luglio ha convocato un incontro interdicasteriale con i vescovi metropoliti e il Sinodo della Chiesa greco cattolica Ucraina e che lo scorso febbraio ha incontrato l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, assicurando preghiere e chiedendo attenzione per una autentica pace in Ucraina. La questione ucraina era stata anche menzionata nel discorso di inizio anno al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ed è possibile che sarà parte del messaggio Urbi et Orbi di Pasqua.
Sia nell’incontro di inizio anno con gli ambasciatori che nell’Urbi et Orbi di Natale, Papa Francesco aveva poi fatto riferimento alla situazione in Venezuela e in generale ai Paesi centro e sudamericani. Questa attenzione non è diminuita, e lo dimostrano anche le molte iniziative dei nunzi dei Paesi centroamericani in tempo di pandemia: sia il nunzio in Ecuador, l’arcivescovo Andrés Carrescosa, che quello in Honduras, l’arcivescovo Gabor Pinter, hanno portato il santissimo in elicottero per benedire la nazione e salvarla dalla pandemia, mentre l’arcivescovo Aldo Giordano, nunzio in Venezuela, sta lanciando iniziative umanitarie per aiutare i più poveri in questo momento di crisi.