Roma , martedì, 7. aprile, 2020 9:00 (ACI Stampa).
Il 2 febbraio 1575, sulla strada per Manfredonia, un uomo scendendo da un cavallo comprende che la sua vita aveva bisogno di qualcosa di più grande e di più bello, che sterili progetti umani: Dio.
In quest'ansia lo consumava il senso di gettare se stesso, al di là, dei reticolati del mondo, per venire incontro all'Assoluto. Questa è stata la vita di San Camillo de Lellis di cui, quest'anno, ricorrono i 445 anni da quel giorno di conversione.
Soldato di ventura, giocatore ed amante della grandezza umana scese da se stesso, per abbracciare l'Infinito ed a questo si aggrappò, con la fede che il vangelo chiede, ma non impone.
Camillo de Lelllis, nasce nel 1550 a Bucchianico, in provincia di Chieti. Le Fonti storiche sulla sua vita narrano che la madre, prima della nascita del bambino, ebbe un sogno premonitore: quello di una croce rossa. Questo la turbò, ma solo la storia identificò quel segno, con l'emblema che i Camilliani portano sul loro abito.
Dopo una vita trascorsa da militare, per una strana piaga alla gamba, Camillo lasciò le armi e cercò riparo nel convento dei Cappuccini di San Giovanni Rotondo. Qui, ormai convertito al Padre, avrà la cella numero 5, la stessa che abitò San Pio da Pietrelcina, molti secoli dopo.