Padova , venerdì, 3. aprile, 2020 18:00 (ACI Stampa).
Mayrig, "mammina". Un dolce nome, un termine coniato dalla musicale lingua armena, che rievoca il più forte tra i legami terreni. Mamma, mammina. Un nome con cui ci si può rivolgere a Colei che è la nostra Madre celeste. "Mamma, mammina": quante volte, in questi ultimi giorni, ci è venuto spontaneo usare questo termine come un'invocazione. ..Mamma, mammina, aiutami! E, tragicamente, anche come un addio straziante, rivolto da lontano, senza neppure poter guardarsi negli occhi ...
Ma ora Mayrig lo vogliamo rievocare innanzitutto con quella sfumatura di tenerezza, di nostalgia, di fiducia e di speranza che conserva nella lingua armena e che fa da filo conduttore al romanzo appena ripubblicato dalla casa editrice Terra Santa, con il titolo "Le Bugatti di Marsiglia". L'autore è Henri Verneuil, alla nascita Achod Malakian (1920-2002), celebre regista, sceneggiatore e produttore cinematografico francese di origine armena. Basterebbe citare una delle sue produzioni più famose, "Il clan dei siciliani". Anche da questo romanzo, che rievoca le vicende della sua infanzia e adolescenza e quelle della sua famiglia, Verneuil ha tratto due film di successo, ossia "Mayrig" e "Quella strada chiamata paradiso", interpretato da Omar Sharif e Claudia Cardinale.
Perché leggere ora questo romanzo? Proprio per la capacità di rievocare il senso di speranza, di forza, che scaturiscono dall'amore vero, dal senso di sacrificio, dal senso di appartenenza ad una fede, ad una tradizione, ad una terra. Anche se questa terra te l'hanno sottratta, e se con la violenza hanno tentato di fare a pezzi la tua storia, il tuo popolo. Chi ha amato il grande racconto della "Masseria delle allodole" di Antonia Arslan amerà anche questa storia.
Inevitabilmente, le vicende del piccolo protagonista e della sua famiglia in fuga si intrecciano strettamente con la tragedia del genocidio del popolo armeno. Ma sono soprattutto pagine poetiche che tracciano un quadro vivido di queste esistenze votate all'amore reciproco, al sostegno, alla fede. Arrivati a Marsiglia dopo un difficile viaggio per mare, il padre, la madre, il bombetta di soli quattro anni, Achod, e le due zie, cominciano la loro nuova vita. Camminano lungo le strade di quella città pullulante di vita, stranieri, in fuga, senza conoscere se non qualche parola di francese, portandosi dietro qualche fagotto e qualche prezioso risparmio sotto forma di monete cucite con la stoffa intorno, come se fossero bottoni. E cominciano le fatiche, le umiliazioni, le lacrime versate di nascosto, per non far soffrire gli altri.Tutto, per rimanere uniti. Tutto, per permettere ad Achod di crescere libero, forte e capace di avere un futuro prospero e felice.
Ma la felicità è già tutta lì, in quella stanza di Rue Paradis, in cui vivono e lavorano in continuazione il padre, la madre e le due zie - che il protagonista chiama "le altre due madri" - mentre il ragazzo faticosamente costruisce quel futuro radioso che illumina i loro sogni. A scuola viene emarginato, i professori lo ignorano, i compagni lo prendono in giro, ma lui impara a non soffrirne più di tanto. A casa ci sono sorrisi, canti, racconti, preghiere, sogni. ..tanto basta per andare avanti e per credere ai miracoli. La famiglia mette in piedi una piccola sartoria artigianale, che sarà molto apprezzata.