Kiev , martedì, 17. marzo, 2020 12:30 (ACI Stampa).
In Ucraina, il coronavirus ha per ora colpito 94 persone, e una persona è morta. Il primo caso è stato individuato lo scorso 3 marzo, e pochissimo dopo il governo ucraino ha deciso la chiusura delle frontiere. Ma l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo e padre della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, già guarda oltre, alla possibile diffusione estensiva della pandemia. E chiede ai suoi compatrioti di non stigmatizzare quanti sono contagiati dal COVID-19.
“Nessuno – ha detto Sua Beatitudine in una dichiarazione diffusa dalla Chiesa Greco Cattolica Ucraina - ha intenzione di rimanere contagiato. Una persona potrebbe anche non sapere di essere stata contagiata. Non bisogna essere prevenuti nei confronti del prossimo. Perché la Parola di Dio e il comandamento dell'amore per il prossimo sono validi anche durante l'epidemia”.
Il pensiero dell’arcivescovo maggiore è andato anche a tutta la comunità greco cattolica ucraina che è in Italia. Gli ucraini in Italia sono 14 mila solo a Roma, e 200 mila in tutta Italia. A Roma c’è la basilica di Santa Sofia, considerata la concattedrale della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che si trova anch’essa a dover rispettare le stringenti misure di governo per evitare la diffusione del contagio. Sua Beatitudine Shevchuk esprime vicinanza al popolo italiano e agli ucraini che sono in Italia per questo motivo.
L’arcivescovo maggiore prega in particolare perché tutti rispettino le misure di sicurezza sanitarie, incoraggia “tutti ad osservare nelle chiese regole di igiene personale” e sottolinea che “in questo momento può essere giustificato non toccare e non baciare le icone”.
Il capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina richiede di “rafforzare nelle nostre chiese le misure di sicurezza contro la pandemia, in modo che i nostri luoghi di culto siano sempre puliti e sicuri per la preghiera personale comunitaria”.