Un teso che vale la pena rileggere per lo stile originale di Giovanni Paolo II. Scrive il Papa: “ Dobbiamo però vigilare sempre, affinché questo grande incontro con Cristo nell'eucaristia non divenga per noi un fatto consuetudinario e affinché non lo riceviamo indegnamente, cioè in stato di peccato mortale. La pratica della virtù della penitenza e il sacramento della penitenza sono indispensabili al fine di sostenere in noi e approfondire continuamente quello spirito di venerazione, che l'uomo deve a Dio stesso e al suo amore così mirabilmente rivelato”.
Confessione ed Eucaristia, un legame inscindibile che a volte sembra dimenticato. La lettera è indirizzata ai vescovi e quindi ai sacerdoti e affronta una serie di questioni su come di fatto venga celebrato il Sacramento dell’ Eucarestia.
Il Papa riprende gli insegnamenti del Concilio Vaticano II che si era concluso da quindici anni e poneva molte questioni di interpretazione.
Per questo Giovanni Paolo II, che al Concilio aveva partecipato come vescovo, cerca di chiarire. Scrive il Papa:
“Desidero riaffermare brevemente che il culto eucaristico costituisce l'anima di tutta la vita cristiana. Se infatti la vita cristiana si esprime nell'adempimento del più grande comandamento, e cioè nell'amore di Dio e del prossimo, questo amore trova la sua sorgente proprio nel santissimo sacramento, che comunemente è chiamato: sacramento dell’amore”.
E prosegue:” L'eucaristia ci educa a questo amore in modo più profondo, essa dimostra infatti quale valore abbia agli occhi di Dio ogni uomo, nostro fratello e sorella, se Cristo offre se stesso in ugual modo a ciascuno, sotto le specie del pane e del vino. Se il nostro culto eucaristico è autentico, deve far crescere in noi la consapevolezza della dignità di ogni uomo. La coscienza di questa dignità diviene il motivo più profondo del nostro rapporto col prossimo.
Dobbiamo anche diventare particolarmente sensibili ad ogni sofferenza e miseria umana, ad ogni ingiustizia e torto, cercando il modo di rimediarvi in maniera efficace. Impariamo a scoprire con rispetto la verità sull'uomo interiore, perché proprio quest'interno dell'uomo diventa dimora di Dio, presente nell’eucaristia".
Il Papa parla anche del necessario “stile sacramentale “ della vita del cristiano: “il condurre una vita basata sui sacramenti, animata dal sacerdozio comune, significa anzitutto, da parte del cristiano, desiderare che Dio agisca in lui per farlo giungere nello Spirito «alla piena maturità di Cristo». Dio, da parte sua, non lo tocca solo attraverso gli avvenimenti e con la sua grazia interna, ma agisce in lui, con maggiore certezza e forza, attraverso i sacramenti. Essi danno alla sua vita uno stile sacramentale”.
Il Papa metteva anche in guardia da alcuni problemi che nel tempo si sono aggravati: “ Alcune volte, anzi in casi abbastanza numerosi, tutti i partecipanti all'assemblea eucaristica si accostano alla comunione, ma talora, come confermano pastori esperti, non c'è stata la doverosa preoccupazione di accostarsi al sacramento della penitenza per purificare la propria coscienza. Questo può naturalmente significare che coloro i quali si accostano alla mensa del Signore non trovino, nella loro coscienza e secondo la legge oggettiva di Dio, nulla che impedisca quel sublime e gioioso atto della loro unione sacramentale con Cristo. Ma può anche nascondersi, qui, almeno talvolta, un'altra convinzione: e cioè il considerare la messa soltanto come un banchetto al quale si partecipa ricevendo il corpo di Cristo, per manifestare soprattutto la comunione fraterna. A questi motivi si possono aggiungere facilmente una certa considerazione umana e un semplice «conformismo»”.
E alla fine Giovanni Paolo II concludeva: “mi preme sottolineare che i problemi della liturgia, e in particolare della liturgia eucaristica, non possono essere una occasione per dividere i cattolici e minacciare l'unità della Chiesa. Lo esige l'elementare comprensione di quel sacramento, che Cristo ci ha lasciato come fonte di unità spirituale”.
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