Milano , martedì, 17. marzo, 2020 11:00 (ACI Stampa).
A causa del numero elevatissimo di contagiati da Coronavirus, l'Italia è tutta una zona rossa. Non si può più entrare o uscire dalla propria abitazione e tanto meno dal proprio comune di residenza. L'hashtag #iorestoacasa è diventato un vero e proprio decreto. Ma chi una casa non ce l'ha? E i lavoratori che hanno dovuto chiudere le attività? Chi pensa a chi ha davvero bisogno di aiuto? ACI Stampa ne ha parlato con Francesco Chiavarini, portavoce della Caritas Ambrosiana.
In Lombardia la situazione è drammatica, la metà dei contagiati e dei deceduti a causa della pandemia si trova proprio nelle città del nord. Come si sta attivando Caritas Ambrosiana al riguardo?
In questo momento molto particolare Caritas Ambrosiana cerca di bilanciare due principi: da un lato, la tutela della salute e dall’altro, la solidarietà verso i più deboli che sono anche i più esposti non solo al contagio ma soprattutto alle conseguenze sociali del virus. Per questa ragione abbiamo scelto di non chiudere i servizi di base ma di organizzarli diversamente. Nelle scorse due settimane sono rimasti operativi sia il Refettorio Ambrosiano, che è la nostra mensa sociale, sia il Rifugio Caritas, il dormitorio per senza tetto che gestiamo nei pressi della stazione centrale, sia gli 8 empori della solidarietà, i supermercati dove si acquista con le tessera a punti della Caritas. Ovviamente in ognuno di questi servizi abbiamo preso dei provvedimenti per tutelare dal contagio gli ospiti, i volontari, gli operatori. Per esempio al Rifugio ogni sera medici volontari della Croce Rossa, un’infermiera e 4 educatori in servizio misurano la febbre alle persone prima che entrino. Al Rifugio abbiamo raddoppiato i turni per la cena in modo che non vi siano mai più di 25 persone contemporaneamente in sala. Negli Empori si viene a fare la spesa solo su appuntamento. Per il momento sono queste le misure che abbiamo preso, in coerenza con le disposizioni delle autorità. Ma la situazione è in evoluzione. Vedremo come adattarci al nuovo contesto.
Sono i più poveri a rimetterci in questa drammatica situazione? Caritas Ambrosiana sta provvedendo a loro in che modo?
Sicuramente i più poveri sono quelli che pagano il prezzo più altro di questa emergenza. Si parla molto e giustamente delle conseguenze sull’economia del nostro paese. Ma c’è anche un costo sociale da tenere in considerazione. Chi è precario, chi lavora in nero, chi fa la colf o la badante, come moltissimi dei nostri ospiti, non ha ferie, malattia o smart working. Se non lavora, non guadagna. E non avendo risparmi, rischia di andare sotto. Credo che avremo nei prossimi mesi a che fare con una nuova categoria di poveri: le vittime sociali del Coronavirus.