Il 25 dicembre, il prodigio si ripete. Come nella prima occasione, la notizia corre, velocissima e inarrestabile. E questo causa l’interesse della polizia nazionale e del suo ramo segreto, la STB. Nel 1948, infatti, i comunisti avevano con un colpo di Stato preso il potere assoluto in Cecoslovacchia. E così, due uomini arrivano nella casa parrocchiale di Cihost il 28 gennaio 1950, chiedono di poter visitare la chiesa, e poi escono dalla chiesa con il parroco. Don Toufar non sarà più visto in vita.
Un mese di interrogatori durissimi, lo picchiano, lo torturano con la corrente elettrica, non lo lasciano dormire, allo scopo di ottenere una dichiarazione che quel miracolo era stata una macchinazione. Ma lui rifiuta, e la notte si dice che canti canzoni religiose.
Il 23 febbraio è in fin di vita, non riesce a stare in piedi, non riesce a camminare e viene però portato a Cihost per registrare un cortometraggio-propaganda che punta a ricreare il presunto trucco del miracolo. Il 25 febbraio, don Toufar va in crisi. La sua morte non conviene a nessuno e lo portano in una lussuosa clinica di Praga, per operarlo. È tutto inutile. Viene seppellito, di lui non si sa nulla per quattro anni, fin quando i famigliari vengono informati della sua morte.
Nel 1968, durante la breve “Primavera di Praga”, la sua storia viene alla luce. E una delle infermiere che lo operarono testimonia: “Sono stata in un campo di concentramento, ho visto molte cose nella mia vita, ma non ho mai visto un caso di violenza così orribile. Sul suo corpo non rimaneva neanche un punto che non sanguinasse, dalla sua bocca uscivano continuamente saliva e sangue…”
La storia di Toufar fu utilizzata come scusa per chiudere ogni rapporto con la Chiesa cattolica in Cecoslovacchia. Cominciava allora una traversata nel deserto, con figure come quelle del Cardinale Beran rimaste in carcere per 16 anni. “Le cose – ha detto Vaclav Kolaja, ambasciatore della Santa Sede presso la Repubblica Ceca – sono cambiate nella mia nazione, i tempi in cui la Chiesa era perseguitata sono finiti, eppure è importante ricordare e commemorare quanti sarebbero dovuti essere messi sotto silenzio dal crudele regime comunista”.
Patrick Divis, redattore della Radio Ceca, ha messo in luce che “i metodi della propaganda restano sempre gli stessi. Sia che si tratti di un sistema totalitario nazista e comunista, sia che si tratti dei siti web attuali di disinformazione finanziati dai governi degli Stati. Sono state cambiate solo le piattaforme dell’espansione”.
Ma la storia di padre Toufar, ha aggiunto, dà speranza e testimonianza, perché nonostante la campagna mediatica che si scatenò contro di lui, con la necessità di dare un “duro colpo contro la Chiesa cattolica”, la sua storia è rimasta viva.
Una storia che serviva anche a “testare la reazione del pubblico – ha detto Divis – perché ancora nei tempi del colpo di Stato comunista i due terzi dei membri del Partito Comunista erano credenti”.
La campagna mediatica, portata avanti per due mesi, con decine di articoli, ebbe successo, perché nessuno seppe della vera storia di padre Toufar, fino a quando questa fu “scoperta nel 1968 dal giornalista Jiri Brabenec”, e allora la gente cominciò ad avere in testa che la storia che ascoltavano era solo propaganda. Come era solo propaganda il film “Guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo”, il cortometraggio cui era stato fatto partecipare il moribondo padre Toufar, distribuito in 350 copie nei cinema, ma – dice Divis – “talmente poco autentico e inaffidabile, con numero si errori per esempio nella liturgia raffigurata, che dovette essere ritirato dal cinema”.
È stato poi Dolezai, nel 1989, a portare definitivamente alla luce la storia di padre Toufar. Quello di padre Toufar, ha detto, è “uno dei casi più sconvolgenti di tacitamento e di scempio della Chiesa del blocco centrale e orientale d’Europa. Il primo caso paradigmatico del sopruso totalitario”.
Nasce da qui l’ondata di attacchi ai cattolici, a partire dell’internamento dei vescovi alla chiusura dei monasteri maschili trasformati in carceri, campi di internamento e lavoro e reparti psichiatrico, l’attacco ai monasteri femminili, la manipolazione dei processi politici, il divieto dell’istruzione religiosa, gli omicidi e le persecuzioni di migliaia di famiglie cristiane.
Ha concluso Dolezai: “Sebbene il rapporto dei cittadini della Repubblica Ceca con la Chiesa cattolica sia piuttosto tiepido dopo tanti anni di appiattimento dei valori e di deformazione del passato, la figura e la storia di don Josef Toufar sono emblematici”.
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