Città del Vaticano , mercoledì, 11. marzo, 2020 9:38 (ACI Stampa).
Papa Francesco lo scandisce: “Nel cuore di ognuno, anche nella persona più corrotta, è presente un anelito verso la luce, anche se si trova sotto macerie di inganni e di errori, ma c’è sempre la sete della verità e del bene, che è la sete di Dio.”.
Sono le parole della catechesi dell'udienza generale, pronunciate in uno scenario surreale, nella Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano dove già Papa Francesco la scorsa domenica aveva letto l’Angelus.
D’altronde questi sono i tempi. Prima l’indisposizione del Papa, poi le misure del governo contro il contagio hanno portato alla scelta di una udienza generale a porte chiuse, senza folla, per evitare i grandi assembramenti. Una udienza generale nemmeno trasmessa sui maxischermi di piazza San Pietro, come era successo per l’Angelus di lunedì, per evitare che le persone si radunino. Ieri, piazza San Pietro è stata persino chiusa, i poliziotti (la piazza è Vaticano, ma gestita dalla Polizia Italiana) lasciavano entrare solo per ragioni di lavoro.
Questa, dunque, la cornice in cui Papa Francesco affronta la quinta catechesi sul tema delle Beatitudini, e in particolare quella sul passo “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”. E, al termine della catechesi, il Papa ricorda che "ogni persona è chiamata a riscoprire cosa conta veramente, di cosa ha veramente bisogno, cosa fa vivere bene e, nello stesso tempo, cosa sia secondario, e di cosa si possa tranquillamente fare a meno". È un tema legato alla catechesi, al modo in cui preservare la sete di giustizia. Ma la frase sembra anche rivolgersi ai tempi di oggi.
Papa Francesco si sofferma su “fame e sete”, bisogni primari che sottolineano come la giustizia non sia “un desiderio generico, ma di una esigenza vitale quotidiana”.