Città del Vaticano , mercoledì, 2. settembre, 2015 11:09 (ACI Stampa).
Il tema della famiglia è stato al centro anche di questa udienza generale del mercoledì, la prima del mese di settembre.
“Il quarto comandamento – ha ricordato il Papa – onora il padre e la madre,è il primo grande comandamento verso le persone. In famiglia impariamo a crescere in quella atmosfera di sapienza degli affetti che si basa sulla gratuità dei rapporti”.
“La sapienza degli affetti che non si comprano e non si vendono – ha aggiunto Papa Bergoglio – è la dote migliore del genio famigliare: la loro grammatica si impara lì, altrimenti è difficile impararla. Ed è proprio questo il linguaggio attraverso il quale Dio si fa comprendere da tutti. L’invito a mettere i legami familiari nell’ambito dell’obbedienza della fede e dell’alleanza con il Signore non li mortifica; al contrario, li protegge, li svincola dall’egoismo, li custodisce dal degrado, li porta in salvo per la vita che non muore”.
Quando Gesù – ha ancora spiegato il Papa – ammonisce i fedeli dicendo “chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me”, non lo fa per “cancellare il quarto comandamento. E neppure possiamo pensare che il Signore, dopo aver compiuto il suo primo miracolo per gli sposi di Cana, dopo aver consacrato il legame coniugale tra l’uomo e la donna, dopo aver restituito figli e figlie alla vita famigliare, ci chieda di essere insensibili a questi legami. Al contrario quando Gesù afferma il primato della fede in Dio, non trova un paragone più significativo degli affetti familiari. E d’altra parte, questi stessi legami familiari, all’interno dell’esperienza della fede e dell’amore di Dio, vengono trasformati, vengono riempiti di un senso più grande e diventano capaci di andare oltre sè stessi, per creare una paternità e una maternità più ampie, e per accogliere come fratelli e sorelle anche coloro che sono ai margini di ogni legame”.
Il Papa si rivolge poi direttamente alla Chiesa, auspicando che “lo spirito di Dio ci faccia uscire dalle torri e dalle camere blindate delle elites per frequentare di nuovo le case delle famiglie: la Chiesa deve trasformarsi in un luogo familiare”.