Roma , giovedì, 12. marzo, 2020 11:00 (ACI Stampa).
La sfida comune dei vescovi delle regioni arabe è quello di entrare in dialogo con l’Islam. Lo sottolinea il vescovo Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti dal 2001 e amministratore apostolico di Mogadiscio dal 1990. Il francescano italiano era tra i vescovi che hanno partecipato alla riunione della Conferenza Episcopale dei vescovi Latini delle Regioni Arabe (CELRA), che si è riunita dal 17 al 20 febbraio a Roma. Con ACI Stampa, ha parlato dei temi dell’incontro, dell’organizzazione della Giornata Mondiale della Gioventù per i giovani delle regioni arabe, della difficile situazione della Somalia.
Quali sono stati i temi principali della riunione del CELRA e perché questa riunione si è tenuta a Roma?
La CELRA ha questa abitudine di incontrarsi un anno a Roma e un anno nel Medio Oriente. Lo scorso anno ci eravamo incontrati al Cairo, quest'anno a Roma. I temi principali sono stati la recezione del documento sulla "Fraternità umana" firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 da papa Francesco dal Grand Imam di Al'Azhar. Abbiamo inoltre riflettuto sulle implicazioni del motu proprio di Papa Francesco Vos Estis Lux Mundi sul problema degli abusi cerso i minori e sulla loro prevenzione. Con il cardinale Michael Czerny abbiamo riflettuto sulla esortazione "Querida Amazonia". Abbiamo approvato una nuova versione di libri liturgici in arabo. Abbiamo trattato anche dei rapporti tra Ordinario del Luogo e Ordinario Religioso a sulla sinodalità nella prassi della Chiesa.
Al termine della riunione, si è deciso per una Giornata dei Giovani delle Regioni Arabe da celebrare il prossimo anno. Perché questa decisione?
Era una decisione presa lo scorso anno per "calare nella nostra regione" i benefici della GMG. Le implicazioni logistiche e finanziarie erano troppe. Si è deciso allora di avere un incontro molto ridotto per "formatori" di giovani.