Roma , venerdì, 6. marzo, 2020 10:00 (ACI Stampa).
Il Centro Italiano Femminile è un'associazione di donne, credenti, cittadine. I gruppi sono costituiti da donne che si propongono di interagire con le istituzioni per il pieno esercizio dei diritti di cittadinanza .Le iniziative del Cif esprimono un impegno culturale, politico e civile orientato alla costruzione di rapporti di promozione umana, di giustizia e di pace. ACI Stampa per conoscere meglio questa bella realtà ha intervistato Renata Natili Micheli, Presidente nazionale Centro Italiano Femminile.
Il Centro Italiano Femminile nasce nel 1944 come federazione finalizzata alla presenza e partecipazione attiva delle donne alla ricostruzione e alla vita della nascente democrazia. Cosa è cambiato da allora? Come procede l'evoluzione del ruolo della donna nella società?
Il Cif, a quasi 80 anni di distanza, dalla sua Costituzione riconferma la propria identità di associazione di donne, fedeli ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa, impegnate a voler dare un contributo per il retto funzionamento della vita democratica e per la promozione della condizione femminile secondo i principi di uguaglianza, solidarietà e sussidiarietà espressi dalla nostra Costituzione. Le caratteristiche di questa identità, entro cui sono iscritte le finalità nonché la scelta dei mezzi per operare (il Cif rimane una associazione di volontariato) e gli scopi (sempre di interesse generale anche quando si ricolgono ad un bisogno particolare), non rimandano ad un modello statico rispetto al quale le modificazioni costituiscono delle varianti, bensì vive anche le aporie del tempo presente nei confronti del quale avverte la responsabilità operativa richiesta dal cambiamento. Questo comporta due aspetti ugualmente importanti: il primo consiste in un continuo sforzo di individuazione della relazione esistente tra la dimensione del cambiamento e quella della necessità della stabilità della nostra società. La seconda è più specificatamente sul versante “femminile”: la donna è insieme il segnale del cambiamento e della continuità. Come dire: ella si pone come la ragione di metodo metodo per riconoscere e gestire al meglio i cambiamenti e le sfide.
Grande sostegno all’elaborazione del progetto fu dato da Monsignor Giovanni Battista Montini allora Segretario di Stato. Sicché il Centro Italiano femminile ebbe il suo riconoscimento ufficiale nel discorso indirizzato da Pio XII alla federazione nell’ottobre del 1945, laddove il Pontefice incoraggiava le donne nell’esercizio attivo della cittadinanza da poco pienamente riconosciuta con diritto di voto. La donna è sostenuta ancora dalla Chiesa? Cosa si può migliorare secondo il Centro Italiano Femminile in questo rapporto?
L’allora segretario di Stato Vaticano, monsignor Giovanni Battista Montini (futuro Paolo VI nonché Santo Paolo VI), con una sensibilità tutta particolare nei confronti della realtà sociale degli anni nei quali, malgrado la dittatura fascista, si andava ricostruendo la coscienza democratica del Paese, avvertì l’importanza della formazione della coscienza cristianamente formata per definire un nuovo rapporto della Chiesa con il mondo. Questa azione fu prodromica alla celebrazione del Concilio Vaticano II ai cui lavori per la prima volta parteciparono tredici laiche come uditrici tra cui la nostra Presidente Nazionale Alda Miceli. Da allora la Chiesa non ha mai mancato di rivolgersi alla donna come “segno dei tempi” cioè come colei che annuncia i tempi nuovi della vita e vive l’attesa del cambiamento.