Le prove che ha vissuto la Chiesa in Terra Santa, aggiunge il Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, non sono ancora finite. L’elenco delle prove va dalla “tragedia della continua e progressiva riduzione del numero di fedeli locali” alle “lunghe e logoranti guerre” che “hanno prodotto e continuano a produrre milioni di rifugiati”, condizionando “fortemente il futuro di intere generazioni”.
In questo scenari, continua il Cardinale Sandri, la Chiesa “continua ad operare per la salvaguardia della presenza cristiana e per dar voce a chi non ne ha”, sia sul piano pastorale e liturgico, ma anche in modi più concreti. Per esempio, impegnandosi in una “educazione di qualità attraverso le scuole”, che sono “fondamentali per salvaguardare l’identità cristiana e per costruire una convivenza fraterna specialmente con i musulmani”.
Oppure mettendo a disposizione “case per i giovani che desiderano formare una nuova famiglia, così come a creare lavoro”. O ancora, a “provvedere un aiuto materiale concreto lì dove si presentano forme di povertà endemica, come pure bisogni sanitari ed emergenze umanitarie legate ai flussi di rifugiati e lavoratori migranti stranieri”.
Tutte opere che sono supportate dalla Colletta Pro Terra Sancta, così come la cura dei santuari, che sarebbe altrimenti “impossibile”, e che invece dà anche lavoro dignitoso a molti “dei fedeli cristiani impegnati nell’accogliere i milioni di pellegrini che, in questi ultimi anni, giungono , sempre più numerosi, per visitare i luoghi santi”.
Fin qui, l’appello del Cardinale Sandri per la Colletta 2020. Ora, qualche cifra.
La colletta del 2019 ha raccolto quasi sette milioni di dollari (6.919.209,64) cui si aggiungono 1.350.000 dollari di offerte pervenute dalla Custodia per anni precedenti.
Come sono stati impiegati questi fondi? Tre i campi di intervento: la formazione accademica, spirituale e umana dei seminaristi e sacerdoti delle Chiese sotto la giurisdizione della Congregazione per le Chiese Orientali; i sussidi per l’attività scolastica; i sussidi ordinari e straordinari.
Per quanto riguarda la formazione, quattro anni fa è stato aperto un nuovo collegio a Roma per ospitare le religiose che provengono da diversi Paesi orientali, che quest’anno accoglie 32 studentesse, mentre ci sono circa 300 studenti che beneficiano di una borsa di studio e sono ospiti di sette collegi di competenza della Congregazione per le Chiese Orientali. Contributi vanno anche al Pontificio Istituto Orientale, per un totale di 915.571 dollari, mentre altri 50 mila dollari sono destinati in maniera straordinaria alla collaborazione culturale.
I sussidi per l’attività scolastica sono stati aumentati “tenute presenti le particolari circostanze in cui versano gli studenti cristiani” e considerando anche “l’arrivo di migliaia di ragazzi in età scolare dalla Siria e Iraq in Terrasanta”.
I fondi sono stati così distribuiti: 990 mila dollari al Segretariato di Solidarietà e 850 mila dollari alle Scuole del Patriarcato di Gerusalemme. La Betlehem University, frequentata da 3300 studenti (quasi tutti palestinesi musulmani) ha ricevuto invece 1 milione 200 mila dollari.
Quindi, ci sono i sussidi straordinari. Nota la Congregazione per le Chiese Orientali che “il Medio Oriente continua a vivere nell’instabilità e tensione”, e si fanno sentire “quelli che non hanno cibo, quelli che non hanno cure mediche, che non hanno scuola, gli orfani, e le vedove si fanno sentire”.
La Congregazione ha allora riservato “particolare attenzione alle necessità di queste persone”, compie “opere di ristrutturazione attraverso le diocesi orientali e latine del luogo”, lavora per “assicurare i mezzi necessari per una vita dignitosa a chi rientra in Iraq e Siria” e a chi è rifugiato in Paesi limitrofi”.
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