Ariccia , martedì, 3. marzo, 2020 16:00 (ACI Stampa).
"Dio è sempre già all’opera per orientare la persona alla scoperta di una più alta dimensione del vivere, di una più utile donazione, un più utile servizio per i fratelli. Dio chiama nel vissuto, in quella storia concreta in cui si fa in qualche modo vedere, trapela qualcosa della chiamata. Dio chiama nel vissuto, anche nei suoi aspetti di senso e di fatica, che sono le condizioni per aspirare, forse inconsciamente, a una realtà superiore: quella che Dio, e solo Lui, è in grado di rivelare e di adempiere". Così Padre Bovati, Predicatore degli Esercizi spirituali per la Curia Romana, nella meditazione di ieri pomeriggio dedicata al tema "l'esperienza di Dio: la chiamata". Ad Ariccia non è presente il Papa, rimasto in Vaticano a causa di una sindrome influenzale.
"La sorpresa - ha aggiunto il religioso gesuita secondo quanto diffuso da Vatican News - è in realtà il marchio di Dio, e anche la sproporzione tra ciò che si ritiene essere opportuno e persino necessario agli occhi degli uomini, e ciò che Dio sceglie come mediazione: come un servo per il suo operare salvifico".
"La vocazione - ha proseguito Padre Bovati - è sempre una scelta che nasce dal cuore dell’individuo e non è mai l’assenso a un gruppo, a qualche cosa che si determina in maniera collettiva, come una specie di ondata a cui uno partecipa senza una personale, decisiva responsabilità. A noi è dato di essere come Pietro, ma dobbiamo seguire il Signore, seguirlo davvero".
Nella terza meditazione, tenuta questa mattina, Padre Bovati ha parlato del linguaggio dello Spirito che è “prima gli altri, prima gli ultimi; e la resistenza alla grazia si esprime proprio nel respingere questo rovesciamento di valori di cui parlano i profeti, che si rivolgono sempre agli ultimi, ai diseredati, ai sofferenti, come annuncio di quella grazia che viene a liberare i prigionieri”.
Attualizzando, il gesuita ha spiegato che oggi “si è sviluppata una diversa forma di arroganza che rifiuta l’obbedienza a Dio e ai suoi profeti. Questa è senza apparati di ricchezza, cultura, potere coercitivo, ma prende invece la forma orgogliosa che è rivendicata dal singolo, semplicemente in nome del diritto all’autodeterminazione, alla libertà di scelta, al personale arbitrio: un rifiuto di Dio come affermazione scontata di ateismo, considerata quasi come l’unica opzione ragionevole, come indifferenza religiosa, come relativismo etico e come ogni altro stile di vita che diventa assolutizzazione del proprio sentire, della propria opinione, delle proprie scelte”, oggi dilaga “un’ideologia opposta all’obbedienza al Signore”.